22 dicembre 2007

Imprese valdostane: più luci che ombre

Sono stato intervistato da Flavio Martino per la rivista «Détaillants Montagnards» di Confesercenti. Il numero è in distribuzione in questi giorni. Per chi non lo ricevesse, in un impeto di narcisismo, propongo il testo della chiaccherata fatta con il Presidente di Confesercenti.


Da diversi anni, anche per conto del più autorevole quotidiano economico nazionale (il Sole 24ore), ti occupi delle problematiche delle imprese valdostane e della nostra economia - senza dimenticare la lunga inchiesta che stai dedicando sul Corriere della Valle dal titolo “Viaggio fra chi fa impresa in Valle d’Aosta”- dalla tua finestra privilegiata, che idea ti sei fatto dei vizi e delle potenzialità della nostra Regione?
Ho tracciato i profili di una trentina di aziende in questi ultimi mesi e posso dire che l’imprenditoria valdostana presenta molte più luci che ombre nonostante stiamo appena uscendo da una congiuntura difficile. Ci sono imprenditori che sanno cosa significa competere. Tuttavia il sistema non sempre li aiuta. Alcuni si sentono soffocati da un eccesso di burocrazia. Talvolta perfino superiore a quello comunitario. Tuttavia ultimamente la giunta regionale ha dato alcuni segnali a mio avviso positivi. La cessione delle aree a Thermoplay, Gps e Mdm è un giusto riconoscimento per realtà imprenditoriali sane, radicate sul territorio e che portano il savoir faire industriale valdostano sui mercati internazionali.


Tutti dicono che le imprese valdostane sono troppo piccole e che devono ingrandire le loro dimensioni per essere competitive sul mercato globale: siccome non esistono bacchette magiche tu che idee ti sei fatto in merito? Come possono crescere le imprese?
Ho potuto analizzare in alcune sue parti lo studio Ambrosetti, commissionato alcuni mesi fa dalla giunta regionale. Sono due i punti a mio avviso fondamentali individuati dalla società milanese: il favorire insediamenti di enti scientifici e poli tecnologici con il conseguente sviluppo di competenze locali e la promozione di consorzi di aziende locali e attività di rete. Innovare e mettere il maggior numero di servizi in rete e, dove possibile, favorire la fusione tra le aziende. In alcuni settori è una strada obbligata, pena l’implosione.


Supposto che anche tu sia tra quelli che pensano che la Regione (e la pararegione) deve gestire di meno e governare di più cosa pensi si debba fare per raggiungere questo obiettivo? Che futuro abbiamo?
Montezemolo parla di “neostatalismo municipale”. Io non sono un fan delle privatizzazioni ad ogni costo. Tuttavia occorre molta onestà intellettuale e valutare in quali settori le partecipate regionali finiscono per fare concorrenza sleale ai privati.


Da qualche tempo hai lanciato un tuo blog “www.impresavda.blogspot.com” come è nata questa idea? Che obiettivi ti sei posto?
Prima di tutto volevo sperimentare un nuovo strumento di comunicazione, poi si è fatta sempre più forte l’idea di creare un luogo dove sia possibile ragionare in modo permanente su cosa significhi fare impresa. L’ambizione più grossa è realizzare un primo esempio di rete virtuosa fra gli imprenditori attraverso un confronto mi auguro il più possibile costruttivo.

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