28 settembre 2008

La difficile strada del bene comune

Come sempre propongo sul blog il mio fondo pubblicato sul numero del Corriere della Valle d'Aosta che trovate in edicola.

«Bene comune, povertà emergenti e ricchezze negate». È il tema del seminario promosso da
«Retinopera», la realtà composta da 18 tra associazioni e movimenti impegnati nel sociale di ispirazione cristiana, ad Assisi dal 26 al 28 settembre. Si rifletterà sulle condizioni di sviluppo del nostro Paese e sull’idea stessa di sviluppo. Al di là della ricchezza degli interventi mi hanno stimolato alcune riflessioni espresse da Franco Pasquali, coordinatore di «Retinopera». Per Pasquali le crisi finanziarie e ambientali di questi ultimi mesi mettono in evidenza prima
di tutto la necessità di nuove coordinate sia su scala nazionale, sia internazionale. «Questo offre una grande opportunità a quanti sono portatori di valori che guardano al futuro, come sono quelli della dottrina sociale della Chiesa. – osserva Pasquali - I forti mutamenti sociali vanno presi come sollecitazioni di responsabilità in positivo e il mondo cattolico, sia in Italia, sia su scala internazionale, appare sempre più significativo per ridisegnare le sfide che abbiamo di fronte». Frasi che però non si perdono nella semplice, anche se indubbiamente precisa, analisi sociologica. Tanto è vero che Pasquali chiarisce come la sfida di trasformare le realtà sociali con la forza del Vangelo è oggi quanto mai attuale. «Viviamo – aggiunge il Presidente - in una di quelle stagioni in cui lo si può fare perché ci troviamo davanti a vecchie e nuove povertà, dai flussi migratori, al rapporto tra povertà e lavoro nelle realtà più avanzate dove non è più valido il detto che «il lavoro libera dalla povertà». Constatiamo infatti che spesso si lavora eppure si rischia di precipitare a livelli di marginalità». Per Pasquali ci si scontra ormai quotidianamente anche con il fenomeno della bassissima mobilità sociale, o dell’assenza di un «ascensore sociale » che faccia migliorare la condizione delle classi più umili: così, mentre da noi si percepisce chiaramente questa staticità sociale, nei Paesi emergenti aumentano i flussi migratori verso le nostre coste. «Occorre, quindi, - conclude - elaborare nuove proposte di pensiero attorno a queste realtà così contraddittorie, per individuare nuove forme di sviluppo ». Vengono in mente, leggendo le dichiarazioni di Pasquali, le parole del Cardinale Angelo Bagnasco, dette durante la sua prolusione di apertura dei lavori del Consiglio permanente della Cei quando rivolgendosi agli analisti cattolici li ha invitati a far sì che «il loro parlare sia sempre vero e, insieme, interprete di un realismo proporzionato ai fatti, e mai senza speranza».
Occorre combattere, insomma, la tentazione dello scoraggiamento. (Pubblicato sul Corriere della Valle del 25 settembre 2008)

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