23 ottobre 2008

73 milioni di euro per il teleriscaldamento ad Aosta: ecco una delle grandi opere del prossimo decennio

Oltre settantatre milioni di euro spalmati in cinque anni. L’impianto di teleriscaldamento a servizio della città di Aosta è certamente una delle più importanti grandi opere regionali del prossimo decennio sia per l’impegno finanziario che per l’impatto che avrà sulla qualità ambientale del capoluogo con un riduzione delle emissioni di Co2 stimata in circa 50mila tonnellate. A costruirlo sarà la neonata Telechauffage Aoste srl (Telcha), società con sede a Châtillon, costituta ad hoc per dare vita all’impianto, di cui fanno parte la Compagnia Valdostana delle Acque con una quota del 49 per cento e la Società Energetica Aostana e i Fratelli Ronc, entrambe con il 25,5%. Il 6 ottobre è stato depositato il progetto per le autorizzazioni ai competenti organismi, cioè gli assessorati all’Ambiente e alle Opere Pubbliche, la commissione per la valutazione d’impatto ambientale, il comune di Aosta e l’Arpa. A predisporre la progettazione e lo studio di impatto ambientale Icssea, società del gruppo Sea, che ha già al suo attivo gli impianti di Morgex, San Benedetto del Tronto e Pré-Saint-Didier e sta lavorando ad altri impianti simili in Toscana, Veneto, Piemonte e Basilicata, oltre che Romania. 236 pagine (allegati esclusi) che Pietro Giorgio, amministratore delegato di Sea, sfoglia illustrandoci le peculiarità dell’intervento. «Prima di tutto – osserva l’ingegnere mostrandoci alcune pagine del documento – va evidenziata la diversificazione delle fonti che garantisce l’utilizzo di fonti rinnovabili, efficienza e risparmio energetico e ne fa un unicum a livello italiano. Non è un caso che riceviamo richieste di partnership da tutta Italia per la realizzazione di simili opere. In questo momento stiamo esportando, al di fuori dei confini regionali, il nostro know how». La Centrale di Teleriscaldamento sarà dotata infatti delle seguenti tecnologie: una caldaia a biomassa alimentata a cippato di legna, consentendo così di sfruttare una fonte energetica rinnovabile largamente disponibile sul suolo regionale. In aggiunta alla caldaia è previsto l’installazione di un cogeneratore alimentato a olio diatermico, scaldato dalla caldaia a biomassa stessa, che consente sensibilmente di migliorare il rendimento dell’impianto e di produrre energia elettrica e termica da fonte rinnovabile. A questi si aggiungono altri due cogeneratori a gas metano, in grado di erogare, ciascuno di essi, una potenza elettrica pari all’assorbimento della pompa di calore altro macchinario facente parte della centrale termica. «La pompa di calore che installeremo e che recupera energia termica dalle acque di raffreddamento dello stabilimento siderurgico della Cogne Acciai Speciali – precisa Pietro Giorgio – è un impianto di alto livello tecnologico, ritenuto degno oltretutto di un finanziamento di tre milioni di euro da parte del Por. Attualmente in Italia ne è stato istallato uno simile soltanto a Milano. Una soluzione innovativa che ci permetterà di riscaldare l’acqua della rete di teleriscaldamento fino a 90°, partendo da 15° e mantenendo una buona performance energetica».
Il tutto naturalmente sarà collegato da una rete che dovrebbe estendersi su tutto il territorio comunale per una lunghezza totale di circa 10 chilometri. «Aosta – commenta Giorgio – ha una volumetria pari a 7,1 milioni di metri cubi. Noi contiamo di allacciare circa 5,2 milioni, pari al 72,8%. Si tratta di una stima prudenziale che ci auguriamo per difetto».
La rete sarà suddivisa in dorsali principali e stacchi secondari. I primi sono le tubazioni di diametro maggiore che servono interi quartieri o grandi zone abitate, mentre gli stacchi secondari sono le tubazioni che raggiungono direttamente le singole utenze, e, generalmente, hanno diametri ridotti. «La rete – aggiunge Pietro Giorgio – sarà di tipo ramificata e in parte in cunicolo tecnologico di tre metri di diametro. Una scelta che nasce dalla constatazione che il tragitto del nuovo impianto insisterà per la maggior parte del suo percorso all’interno dell’area monumentale archeologica della città. In questa maniera i cantieri oltre a non imbattersi in reperti romani non impatteranno sulla viabilità cittadina».
Per rendere più fluidi i lavori saranno suddivisi in tre rami in modo che, se in una zona si dovesse trovare qualche impedimento imprevisto, sarà possibile procedere con gli interventi negli altri due. I lavori saranno perciò avviati al Quartiere Dora, in regione Tzamberlet e nella zona del centro. Sul fronte della tempistica il pool di aziende ha le idee molto chiare. «Entro l’inverno del 2009 – conclude l’ad - puntiamo già a dare il calore in alcune case e contiamo di essere a régime nell’arco del già annunciato un quinquennio. Il cunicolo, in particolare, che si estenderà per circa tre chilometri dovrà essere costruito in otto mesi». (Pubblicato sul Sole 24 Ore Nord Ovest del 15 ottobre 2008)

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