23 ottobre 2008

Imprenditorialità in Valle d'Aosta. Vecchi e nuovi operatori. Necessità di un rinnovamento

Per gentile concessione dell'autore riporto sul mio blog un articolo scritto dal Presidente di Valfidi Andrea Leonardi per la pubblicazione che il Consorzio invia periodicamente ai soci. Sono convinto che i contenuti dell'articolo possano essere di interesse per i visitatori del mio blog.

Una indagine di Valfidi ha permesso di stabilire che il tessuto delle imprese associate ai Consorzi di garanzia fidi delle nostra Regione non è mutato negli ultimi quindici anni.
E’ difficile riscontrare attività imprenditoriali radicalmente modificate rispetto al passato. Né sensibili variazioni si apprezzano nelle nuove iniziative.
Sussiste una larga parte di piccole imprese dedite alla produzione, alle prestazioni di servizi, che poggiano la loro organizzazione sulla sola personalità dell’imprenditore. Sussiste una marea di imprese commerciali polverizzate sul territorio, caratterizzate da modeste dimensioni.
Poche sono in verità le aziende che affrontano il lavoro in chiave dinamica.
Poche sono state le aziende che hanno stabilito interrelazioni, sia personali che tecnologiche, per delegare alcune delle funzioni produttive e gestionali ad operatori terzi.
Non si è al passo; si sta perdendo il tempo.
Infatti, la competizione delle imprese non sta più nella sola produzione di beni e servizi o nella semplice commercializzazione al dettaglio.
Ora, oggi, la competizione è anche nell’avvantaggiarsi delle nuove modalità intellettuali, organizzative e tecniche che possono essere sfruttate ovvero attratte da un ambito più vasto di quello della nostra Regione, soprattutto per il tramite di una rete di connessione o mediante contatti che possano portare maggiore dinamismo alle imprese.
Si pensi ad un buon artigiano che sia in grado di creare un prodotto, ma che, per motivi tecnologici, non sia in grado di avviare una produzione seriale. O che, magari, riuscendo in tale intento non sia poi in grado di collocare la produzione nei mercati. O che, in assenza di strategie e di una rete di vendita sia costretto a limitare la produzione.
Si pensi ad un commerciante che limiti la propria attività all’ambito rionale o del solo piccolo paese in cui si è ubicato.
Si pensi ad un artigiano edile, un self made man, che, sebbene sia riuscito ad avviare una buona attività, si sia poi limitato e non abbia fatto ricorso a professionalità estranee all’azienda ovvero abbia mancato l’adeguamento o la sostituzione dei macchinari ed attrezzature obsolete.
Spazio, dunque, alla diversificazione ed alla perspicacia di saper cogliere le occasioni offerte dagli altri operatori e dal mondo professionale ed imprenditoriale esterno.

Non si vuole essere fraintesi.
Si vuole però spingere gli attuali operatori valdostani verso una serie di azioni congiunte atte a creare una integrazione della propria impresa con le esperienze del sistema economico che la circonda.
In tal senso, sarebbe opportuno ispirarsi, almeno, ai tre principi che seguono:

- diversificazione e innovazione dei beni e servizi.
La gran parte dei piccoli imprenditori discende da famiglie di vecchi operatori.
Vero è che essi, nell’avvantaggiarsi delle precedenti esperienze, hanno mantenuto i valori di una attività concreta e tradizionale.
Vero è, però, che i passaggi generazionali avrebbero dovuto portare maggiore vitalità ed innovazione nelle aziende.
Si devono valutare le professionalità esistenti nell’impresa, ma si deve essere anche pronti a declinare a terzi, a personalità diverse dalla proprietà aziendale la conduzione e la materialità di tutte quelle imprese che per mantenere la caratterizzazione ed i ruoli della famiglia proprietaria rischiano di perdere la loro solidità.
Le gestioni devono cambiare, profondamente.
Occorre individuare e valutare nuovi obiettivi. Necessita sfuggire alla monotona produzione o commercializzazione dei soliti beni.

- espansione
L’impresa deve acquisire, in una certa misura, la necessaria dinamicità, per muoversi nella direzione di una crescita costante ed armonica, soprattutto in chiave relazionale.
Non si devono più limitare gli obiettivi delle aziende alla sola massimizzazione del profitto; si deve pensare invece alla configurazione di aziende che, grazie alla organizzazione ed alla funzionalità dei sistemi produttivi, possano mantenersi contemporanee e siano in grado di aumentare le potenzialità di sviluppo.

- capacità di adattamento
L’attività imprenditoriale non può prescindere da un sistema di collaborazioni e di relazioni.
Dovranno essere intraprese azioni non limitate al raggiungimento di un risultato particolare; si dovrà sempre pensare a molteplici alternative, per essere pronti ad adattare la gestione, e dunque i di questa risultati, , alle mutate condizioni ed esigenze di mercato.
In altre parole, si dovrà essere in grado di partecipare al sistema economico, non limitato al solo sistema regionale, rimanendo aperti, in altri termini, a più ampi traguardi, sempre mirando a interscambi di valori.

Per concludere, il punto è quello di mantenere la vocazione imprenditoriale degli attuali operatori, spingendola, però, verso una rinnovata formazione, verso quelle attività culturali specifiche per condurre le imprese in chiave moderna.Non si dovrà investire soltanto in numerario; il capitale dovrà essere anche in termini di professionalità, di investimenti tecnologici, di azioni relazionali.

1 commenti:

Anonimo ha detto...

molto interessante. coraggioso a strigliare così gli associati. bravo!

PS i confidi diventeranno sempre più importanti se il governo ne aumenterà le garanzie.

 

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