31 luglio 2009

Il concorso di ImpresaVda sfonda i 400 suffragi

Il concorso «Vota il miglior imprenditore valdostano del 2009» in un mese e mezzo ha superato i 400 suffragi: 406 voti per l'esattezza contro i 254 del 15 luglio. Dietro a Gioacchino Gobbi della Grivel con 153 voti, già protagonista l’anno scorso di una lunga disfida con Piero Enrietti della Thermoplay, qualcosa inizia a muoversi. In particolare Paolo Conta (Laser) sta recuperando il terreno perduto, passando da 12 a 78 preferenze in una quindicina di giorni.
In forte crescita anche Roberto Presciani (Consorzio Trait d'Union) che da 24 è arrivato a 35 preferenze, superando un quasi immobile Umberto Bena (Ribes Ricerche), 32 contro 33, inseguito da un leggermente più dinamico Pietro Capula (Gps Standard), salito da 26 a 31 voti.

Nettamente più distanziati Piero Roullet (Hôtel Bellevue) che comunque cresce, da 12 a 15 voti, seguito da Sergio Borla (Valdostana Carni) che lo tallona con le sue 13 preferenze, all’ultima rilevazione erano 10. Assolutamente immobile Paolo Perrin (Tipografia Valdostana) a quota 9, raggiunto, un po’ a fatica, da Costantino Charrère (Les Crêtes), passato da 8 a 9 preferenze.

Alle loro spalle si fa un po’ più minaccioso Paolo Musumeci (Musumeci), salito da 5 a 7 voti, mentre Marilena Péaquin (Maison Bertolin) passa a 6 da 4. Minimi progressi per Alessandra Fulginiti (Valgrisa) e Maurizio Grange (La Clusaz) che toccano quota 4 suffragi.
Chiudono a 3 Francesco Emiliani (Core Informatica), non più fanalino di coda in solitaria, Pietro Giorgio (Sea) e Jean Louis Quendoz (Quendoz). Quest'ultimo gruppetto è composto di esattamente sette nomi. Se il Concorso finisse oggi sarebbero questi i nominativi degli esclusi dalle nomination del prossimo anno: quattro nomi erano già in corsa l'anno scorso e tre sono new entry.

Far conoscere il concorso: perchè non segnalarlo nei siti web aziendali?
Qualcuno mi ha detto che sarebbe interessante far conoscere di più il concorso per ampliare la base elettorale. La semplice mail inviata dall'impresa in gara, secondo alcuni, è una strategia po' troppo invasiva anche se, secondo me, se fatta in maniera garbata, lascia comunque abbastanza libero l'interlocutore. Tuttavia c'è anche un'altra soluzione che mi pare percorribile. Ogni azienda ha il suo sito. Perchè non segnalarvi l'esistenza del concorso e la possibilità di votare l'impresa in questione? In questa maniera si potrebbe ampliare la propria base elettorale senza mettere a disagio nessuno. La Gps, ad esempio, nel suo blog (leggete qui) ha dato notizia della candidatura del proprio presidente. Credo che anche altre aziende potrebbero dedicare un piccolo spazio a ImpresaVda. Il voto diventerebbe un atto di gratitudine e apprezzamento nei confronti dell'impresa, come deve essere.
Chi lo facesse è pregato di avvisarmi. Segnalerò sicuramente l'iniziativa.
Va anche detto che l’anno scorso ci sono voluti più di due mesi per superare la soglia dei 400 voti, segno comunque che il blog e il concorso cominciano ad essere più conosciuti.

Una piccola annotazione
Le imprese valdostane, comprese quelle da me segnalate, con alcune rare ma lodevoli eccezioni, fanno scarso uso di internet. I social network (twitter e facebook ad esempio) sono poi un mondo completamente sconosciuto. Io fossi in loro proverei a dedicare un po' di tempo ad esplorarli. Non è tempo perso. Fatemi sapere se qualcuno proverà a raccogliere il mio consiglio e farà qualche sperimentazione in questa direzione.

ImpresaVda sale in cattedra: il caso Maison Bertolin (2)

Seconda puntata per la tesina di Cristina Bracco sulla Maison Bertolin. Qui trovate la prima. Domani ci sarà l'ultima

STRATEGIE DI SVILUPPO


L’azienda da almeno un ventennio si è mossa verso la conquista dei mercati esistenti perseguendo una politica di strategia di differenziazione. Lo dimostrano l’azione di differenziare il suo prodotto attribuendogli
caratteristiche distintive per il cliente finale; oltre al prodotto leader, il Lard d’Arnad DOP, sono oltre trenta le tipologie di salumi prodotte e commercializzate. Inoltre in considerazione dei mutamenti e delle tendenze
del mercato alimentare e con un occhio all’allargamento del mercato della piccola ristorazione della Valle d’Aosta la Maison Bertolin ha lanciato nel 2005 la sfida dei prodotti da freezer con la produzione delle 5 referenze della nuova linea «Cuisine de la Maison», piatti pronti in monoporzione di ricette tipiche valdostane. La voglia di espandersi e di diversificarsi sono testimoniate anche dalla costruzione, adiacente l’attuale stabilimento, di un caseggiato destinato alla lavorazione dell’olio di noce, Dinus Donavit. Un
prodotto unico perché ottenuto dalla prima spremitura a freddo di noci valdostane. Sul mercato sono state immesse recentemente circa 5000 bottiglie e ben 2000 sono state esportate negli Stati Uniti. La passione degli americani per l’olio valdostano nasce dalle sue particolarità dietetiche in perfetta sintonia con le abitudini alimentari statunitensi, da sempre impegnati nella lotta all’obesità, sottolineando che il settore della distribuzione e della ristorazione mirano a scelte di campo ben precise.

E’ chiara la consapevolezza della irriducibile necessità di ricercare nuovi percorsi di mercato per lo sviluppo del sistema agroalimentare, in grado di valorizzare la dimensione locale, territoriale e artigianale della produzione. Su questo tema sarebbe interessante aprire un ampio dibattito profondamente intrecciato con quello dello sviluppo rurale. Diversi spunti possiamo coglierli attraverso l’attività operativa della Maison Bertolin da sempre consapevole dell’importanza della sinergia con altre componenti dell’economia e del territorio. Gran parte delle materie utilizzate per la trasformazione della carne (erbe aromatiche) o la varietà di ortaggi impiegati per la produzione dei salumi e dei piatti pronti (patate, barbabietole, ecc.) vengono coltivati in loco favorendo lo sviluppo delle aree rurali insieme ad una rivitalizzazione delle colture tipiche. Così il prodotto che esce dallo stabilimento Bertolin possiede tutte quelle caratteristiche che lo valorizzano conferendogli i requisiti di unicità e tipicità essendo prodotto in un territorio geograficamente definito, elemento indispensabile la presenza del legame tra prodotto e territorio.
Altre componenti fanno sì che il prodotto tipico Bertolin sia apprezzato sul mercato, che, oltre alle caratteristiche delle diverse fasi della filiera (materie prime, trasformazione, stagionatura, conservazione), mi riferisco a quei requisiti contenuti nel disciplinare di produzione che consentono di identificare, di differenziare e di certificare la qualità del prodotto. Questi requisiti sono indispensabili per far valere il proprio vantaggio competitivo. E si sa, sulla salumeria i controlli sono severi. Il sistema coincide con quello previsto per le DOP del «Prosciutto di Parma» o del «Prosciutto San Daniele» di cui il disciplinare richiede i medesimi requisiti genetici, metodi di allevamento e di alimentazione dei suini, con una restrizione dei territori circa l’origine, limitati alle regioni Lombardia, Emilia-Romagna, Piemonte, Veneto e Valle d’Aosta. Il sistema di controllo specifico, invece, riguarda il collaudo del prodotto (autorizzato Ineq) dopo la verifica dei requisiti organolettici, qualitativi e tecnico-produttivi. Il collaudo si conclude con l’apposizione del contrassegno di certificazione che identifica ogni singolo prodotto.
L’applicazione dei sistemi di controllo e certificazione che consentono la completa rintracciabilità del prodotto DOP, offrono la sicurezza in ordine all’origine della materia prima e al processo di trasformazione dei prodotti. La Maison Bertolin ha ottenuto oltre alla DOP, la certificazione di Qualità ISO 9001:2001, la certificazione secondo lo standard IFS1. Si tratta sicuramente di un vantaggio competitivo per l’azienda con costi diversi da quei prodotti di un altro sistema ed inoltre è una efficiente strategia aziendale per
differenziare la propria produzione da quella dei concorrenti consentendo a Bertolin di applicare un premium price.

Per ciò che riguarda lo sviluppo tecnologico i magazzini delll’azienda Bertolin sono gestiti per mezzo di un innovativo sistema informatico, che garantisce la completa tracciabilità del prodotto, dalle materie prime al
prodotto finito. Ma la produzione di salumi è tradizionale e al contempo complessa, contemplando molte operazioni specifiche, legate ad una eredità manuale. Lo testimonia il solo Lard la cui produzione avviene quasi interamente manualmente, tutte le attività, dal taglio alla salatura, oppure alla estenuante e lunga operazione di pelatura delle patate lessate impiegate per i “boudin”, incidono sul prezzo finale del prodotto.

Da uno sguardo al marketing e alle vendite operate dalla Maison Bertolin si evince che i «prodotti tipici» stanno vivendo una stagione straordinaria e sono parte di un successo economico e commerciale che premia sempre più i prodotti agroalimentari con un alto tasso di qualità. Si può dire che se 20 anni fa i cultori dei prodotti tipici costituivano un piccolo club che copriva una quota di mercato irrilevante, dieci anni dopo erano diventati una nicchia interessante, ed oggi rappresentano il segmento col più alto potenziale di
sviluppo dell’intero mercato agroalimentare, tant’è vero che sia i grandi produttori che la grande distribuzione vi dedicano crescenti risorse ed attenzioni. Ben consapevoli, e possiamo affermare anche fortunati, lo sono
stati Marilena e Guido che si sono fatti attendere mesi e mesi da Esselunga che ambiva ad «ospitare» fra i suoi scaffali il prodotto leader Bertolin. Così è successo anche fra altri della catena distributiva (Gros Cidac agli esordi, Carrefour e Italy recentemente) che contrariamente a quello che avviene nel mercato, sono stati i titolari dell’azienda ad essere contattati.

Un ruolo importante lo ha giocato anche la Regione autonoma Valle d’Aosta che fin dagli esordi è stata attenta allo sviluppo della Maison e che, per mezzo dell’assessorato all’agricoltura e al turismo, ha promosso, attraverso le importanti fiere espositive in tutto il mondo e i grandi eventi, le eccellenze di Maison Bertolin.

30 luglio 2009

ImpresaVda sale in cattedra: il caso Maison Bertolin (1)

Dopo Grivel e Les Crêtes è la volta di una tesina sulla «Maison Bertolin» della studentessa universitaria Cristina Bracco, che ha seguito il seminario di economia del professor Carmine Garzia. Ho diviso il testo in tre puntate.

Era il 1980 quando Rinaldo Bertolin un giorno fra tanti riceve la telefonata di Alberto Celesia, amministratore delegato dello storico ipermercato valdostano, curioso di saperne di più sui nuovi prodotti Bertolin ed in
particolare sul prodotto principe: il lardo. Rinaldo non fa un viaggio a vuoto e con sé porta 10 vasi di vetro di lardo, primo tipo di imballaggio utilizzato per il lardo. Trascorrono solo pochi giorni e Rinaldo è nuovamente atteso presso la sede dell’ipermercato in via Paravera. Il lardo sembra essere stato convincente e Celesia vuole riprovare ma stavolta chiede 100 vasi. Il viaggio di ritorno verso Arnad per Rinaldo è una ricerca frenetica in tutte le ferramenta al vaso di vetro da riempire con il lardo. «Papà a casa non aveva così tanti vasi….» afferma Guido Bertolin raccontando a noi studenti gli esordi del padre.

MAISON BERTOLIN: STORIA ED EVOLUZIONE.

E’ il 1957 quando Nonno Guido Bertolin avvia ad Arnad la prima macelleria del paese dove a fianco sorge un piccolo allevamento e macello. Negli anni ’70, però, la normativa sempre più rigorosa in materia agroalimentare spinge la famiglia Bertolin a sospendere l’attività di allevamento e decide di appoggiarsi ad alcuni allevatori del vicino Piemonte. La macelleria Bertolin prosegue così l’attività esclusivamente incentrata sulla vendita e accantona quella della trasformazione.
La prematura scomparsa di Guido costringe il figlio Rinaldo, solo quattordicenne e sua madre a prendere le redini dell’attività. Il lardo, che fino a quel momento era consumato quasi esclusivamente dalle famiglie della Basse Valle, usato principalmente come condimento, inizia ad essere richiesto anche da alcuni ristoranti della zona. E’ necessario così organizzare nel retro della macelleria un piccolo laboratorio per la produzione
del lardo, tanto da poter coprire le richieste dei vari ristoratori della zona.

Ma naturalmente gli anni che seguono, quelli ’80, sono portatori di nuove e più diversificate abitudini alimentari anche fra la popolazione rurale, tanto che il consumo del lardo cala drasticamente e con esso anche tutta una serie di tradizioni, legame imprescindibile che caratterizzava la produzione di lardo
nella comunità di Arnad. Questo momento di crisi è propizio ed è di alcune famiglie del paese l’idea di dar vita ad una vera e propria kermesse in grado di rinsaldare il senso di aggregazione fra la popolazione e rilanciare la produzione ed il consumo del lardo, da sempre utilizzato da generazioni e generazioni. Da allora la «Fëta dou Lard» insieme alla celebre Fiera di Sant’Orso è l’evento che richiama in Valle d’Aosta il maggior numero di turisti.

E’ solo l’inizio. La vecchia stalla ed il fienile vengono trasformati in laboratorio e due ragazzi di Arnad figurano fra i primi dipendenti del giovane Guido. Nel 1985 viene ingaggiato anche un rappresentante che si propone sul territorio valdostano fra i numerosi ristoranti e rivendite di alimentari per promuovere e
commercializzare direttamente il lardo e gli altri insaccati. Dagli anni ’90 la Maison Bertolin non ha conosciuto battute d’arresto, lo dimostrano i 30 dipendenti, i 150 quintali di produzione settimanale (5 solo di
lardo DOP) e i 4,9 milioni di fatturato del 2006.
E’ il 1996 quando viene richiesta la prestigiosa certificazione DOP ed ottenuta due anni dopo. Il nuovo stabilimento , vero e proprio tempio della gastronomia valdostana, costruito interamente in pietra, è stato inaugurato nel 2001. Lo stabilimento è stato concepito per accogliere i turisti (si conta almeno un pulman di visitatori al giorno) e gli appassionati di gastronomia locale.

La festa del cinquantenario dell’azienda, nel 2007, è tutta in onore di Rinaldo scomparso prematuramente un anno prima, lasciando il timone della Maison alla moglie Marilena e al giovane figlio Guido.

29 luglio 2009

Grazie e arrivederci Santo Padre

Benedetto XVI ha fatto rientro questo pomeriggio a Castelgandolfo. Mi auguro che la vacanza valdostana del Pontefice sia stata utile per il suo riposo. Sul Corriere della Valle in edicola questo venerdì trovate uno «Speciale Papa» di ben otto pagine con articoli e foto degli ultimi sette giorni.
Se volete avere una panoramica fotografica di alcuni momenti di questa vacanza visitate anche il gruppo su facebook «Le vacanze valdostane di Benedetto XVI».
Se avete delle tue foto e volete condividerle non esitate ad aggiungerle alle oltre 100 che sono già presenti. Non è necessario che siano dei capolavori. Ogni immagine racconta un piccolo scorcio di una storia.

Bcc Valdostana: bilanci in crescita e microcredito

La Banca di Credito cooperativo Valdostana vuole rafforzare il suo Dna di «banca differente» e del territorio. All’orizzonte la pianificazione di alcuni progetti legati al microcredito, già operativi entro la fine del 2009, e che, sul medio periodo, potrebbero sfociare in un’attività di «banca etica».

Martino Cossard, riconfermato presidente dell’istituto di credito e fra i massimi artefici dell’operazione di fusione per incorporazione delle Bcc regionali, legge così la nuova mission dell’istituto in tempi in cui la crisi economica sta mettendo a dura prova anche il welfare valdostano. «E’ chiaro – spiega Cossard – che abbiamo bisogno di un partner, già presente sul territorio, dotato di uno sviluppato osservatorio sociale in grado di fare una prima scrematura dei possibili utenti. La nostra idea è di concedere microfinanziamenti su presentazione di progetti». «L’attendibilità e il suo grado di necessità – prosegue il presidente - devono però essere valutati da un soggetto che quotidianamente si confronta con situazioni di disagio. In questa logica avevamo avviato un primo dialogo con la Caritas che ora andrà ripreso e concretizzato».

Cossard ci tiene davvero a rafforzare la vocazione sociale dell’istituto. «Il passo successivo. Non prima però del 2010. – osserva - Potrebbe essere l’impegno da parte della Bcc a finanziare progetti di tipo etico con un’apposita raccolta, promossa dall’istituto, in cui si riconosce al finanziatore un piccolo tasso d’interesse e si chiede al finanziato un interesse ridotto dove la banca svolge esclusivamente un ruolo di intermediario, rinunciando ai propri margini tradizionali».

Ma anche il presente immediato propone nuove sfide all’istituto. La Bcc è, in questi ultimi mesi, impegnata in un’azione di riorganizzazione della propria presenza sul territorio. «Prima di tutto – sottolinea Cossard - ci stiamo occupando delle risorse umane attraverso alcuni incontri di formazione mirati a meglio allineare le metodologie operative dei dipendenti dei due istituti e poi vogliamo radicarci ancora di più a livello regionale. In questa logica, solo per citare gli interventi più significativi, stiamo attendendo l’autorizzazione affinché Saint-Marcel diventi uno sportello effettivo. Ne apriremo uno a Courmayeur. Creeremo uno sportello automatico a Torgnon e la filiale di Chambave sarà spostata a Châtillon». Operazioni che nel biennio 2009-2010 comporteranno un impegno di spesa pari a circa 500mila euro.

In stand by invece l’allargamento nell’area canavesana. «L’inteeresse per la zona di Rivarolo – commenta Cossard – rimane immutato, ma nel corso del 2009 ci pare più opportuno concentrarci sul consolidamento del nostro nuovo assetto aziendale».

Un quadro complessivamente positivo anche sul fronte dei conti. Mettendo a confronto il consuntivo al 31 dicembre 2008 con quello del primo semestre la Bcc fa registrare una crescita dell’8,01% degli impieghi (da 317.208 a 342.608), e del 9,06% della raccolta diretta (da 441.391 a 481.388). Più stentato, ma comunque in crescita, l’aumento di quella indiretta che chiude con un +0,74%. «Praticamente fatta eccezione per l’indiretta – conclude Cossard – tutti i risultati raggiunti non solo sono positivi, ma anche superiori a nostri budget di previsione. E’ chiaro che la crescita della raccolta deriva inevitabilmente da una strategia di risparmio, in attesa di tempi migliori, tipica della popolazione valdostana». (Pubblicato sul Sole 24 Ore Nord Ovest del 19 luglio 2009)

28 luglio 2009

ImpresaVda sale in cattedra: il caso Les Crêtes (5)

Termina la pubblicazione della tesina di Manuela Frasson. Per ricomporre in un colpo solo l'intero percorso cliccate qui e leggetevi i post pubblicati nei quattro giorni precedenti.

La qualità attraverso la valorizzazione delle risorse del territorio è anche una strategia dettata dalle congiunture del settore vitivinicolo:


- calo dei consumi interni: il vino, penalizzato dai nuovi modelli e stili di vita, ha perso parte del suo appeal soprattutto tra le giovani generazioni, non soltanto in Italia ma anche in molti Paesi di antica tradizione vitivinicola; viceversa, i consumi registrano un andamento positivo nei Paesi non produttori come ad esempio Gran Bretagna e Giappone;

- assenza di particolari prospettive di crescita,

- la maggiore attenzione da parte della normativa comunitaria e nazionale, per evitare alterazioni e frodi e per eliminare eccessi di produzione che avrebbero posto in circolazione vini di basso profilo qualitativo, ha portato ad una riduzione della quantità prodotta ed un sempre maggiore innalzamento della qualità;

- sistema dove poche imprese dominano il mercato interno e l’export dei vini più commerciali, mentre una costellazione di piccole imprese opera nel segmento quantitativamente ristretto ma a più alto valore aggiunto dei vini di elevata qualità;

- l’aumento dell’attenzione per la qualità è un chiaro segnale di una domanda sempre più selettiva da parte dei consumatori che ha guidato il passaggio dal vino come “alimento” al vino come fonte di “gusto e piacere”.

Un vantaggio da differenziazione si ha quando l’impresa offre un prodotto/servizio percepito dai clienti di valore superiore a quello offerto dai concorrenti e per il quale i clienti sono disposti a pagare un premium price, che dipende sia dal valore reale che dal valore percepito. Per perseguire il vantaggio di differenziazione l’azienda, dopo aver analizzato nella catena del valore gli elementi relativi alle diverse attività e risorse ed alle interconnessioni con le catene del valore del cliente che potrebbero effettivamente differenziare l’offerta ha individuato nella valorizzazione delle risorse del proprio territorio il punto chiave, in quanto il consumatore odierno è sempre più animato da una maggiore sensibilità verso questioni ambientali, e dal desiderio di vacanze salutistiche a contatto con la natura, laddove cerca di esplorare le produzioni caratteristiche di un dato territorio e in questa ottica il vino di pregio e di precisa denominazione assume un ruolo essenziale permettendo di recuperare il legame esistente tra alimento e suo territorio di origine.

Nell’ambito della strategia occorre capire dove risiede e può risiedere l’unicità e soprattutto come e perché il modo di combinare risorse e capacità la generano.

Nel caso dell’azienda Agricola Les Crêtes le determinanti di unicità nell’ambito delle scelte di politica aziendale si possono individuare:

- nelle particolari caratteristiche organolettiche dei vini dovute alle elevate altitudini, al clima alpino che nel periodo di maturazione dell'uva determina forti sbalzi termici tra il giorno e la notte che conferiscono particolari aromi all'uva e al vino e ne esaltano i profumi, al territorio (terreni sabbiosi e morenici) che conferisce una mineralità del tutto particolare;

- nella tecnologia all’insegna del lavoro manuale e della lotta integrata, quindi pressoché estranea alla meccanizzazione e ai pesticidi;

con riferimento alla collocazione geografica, la dislocazione in Valle d’Aosta, quale regione montana a connotazione turistica costituisce una determinante di unicità di primaria importanza in quanto permette anche lo sfruttamento dell'effetto immagine legato alla Valle d'Aosta;

in merito alla qualità degli input il terreno e l'acqua locali si distinguono per la salubrità tipiche di una zona di montagna a scarsa densità industriale;

relativamente ai fattori istituzionali la realtà valdostana, connotata da autonomismo speciale e ridotte dimensioni non può che favorire l'instaurazione di rapporti costruttivi e, in un certo qual senso preferenziali, tra l'azienda e i vari interlocutori sociali, il tutto in un'ottica di proficua collaborazione.

Un’impresa che ricerca una strategia di focalizzazione orientata alla differenziazione deve puntare a competenze di marketing, di analisi del mercato, al coordinamento del rapporto tra marketing e R&S. Relativamente a quest’ultimo aspetto è sicuramente interessante la collaborazione con l'Institut agricole régional con il quale è in corso un esperimento circa un nuovo vino rosé, nello specifico una Premetta, ceppo autoctono valdostano, vinificato come spumante rosato con metodo classico con fermentazione in bottiglia, inoltre l'azienda è divenuta un  «learning center» dell'Università di scienze gastronomiche di Pollenzo.

L'azienda ha forse sinora trascurato il marketing, ma la nuova generazione sembra aver determinato un punto di svolta a riguardo, ne sono testimonianza lo stage di Elena ed Eleonora di tre mesi negli USA presso il proprio importatore e l’incremento di partecipazioni a manifestazioni in Italia, ma soprattutto all'estero. Il marketing rappresenta una competenza fondamentale e imprescindibile, in quanto differenziazione significa rendere il proprio prodotto diverso da quello dei concorrenti. Il che non implica che lo debba essere realmente, potrebbe bastare che la differenza fosse rilevante e percepibile dal consumatore, pertanto è anche questione di comunicazione e a questo fine è necessario realizzare una comunicazione più efficace della propria azienda, che dovrebbe essere concentrata sulla creazione di un sito web usabile, di campagne pubblicitarie che pongano in primo piano il consumatore e di nuove figure professionali maggiormente qualificate, che possano promuovere al meglio l’immagine dell’impresa, perché «vendere un vino equivale a vendere piacere e sogno, equivale a vendere un territorio una storia, un savoir faire».

Sicuramente in questa direzione va l’adesione ai due principali strumenti di richiamo enoturistico:


1) la cantina aperta al pubblico, in quest’ottica l’antica cantina, sede storica dell’azienda, diventerà a breve sala di degustazione e di rappresentanza


2) la “Route des Vins” (Strada del Vino), progetto nato per valorizzare i territori con una vocazione vitivinicola, con particolare riferimento ai luoghi delle produzioni qualitative; sull'esempio di quanto avviene da anni all'estero (California e Francia), sono stati individuati dei percorsi che portano alle aziende agricole, ed è stata sviluppata una segnaletica per l'individuazione delle cantine e favorire allo stesso tempo il turismo nella zona, le aziende che aderiscono a questa iniziativa offrono degustazioni dei loro prodotti e visite guidate ai vigneti e agli impianti produttivi; è risultata essere in molte zone il vero artefice della promozione del territorio. L'obiettivo è quello di contribuire allo sviluppo turistico del settore vitivinicolo valdostano creando sinergie tra gli operatori economici e gli enti locali per un'offerta integrata.

Questo tipo di sinergie possono rivelarsi particolarmente preziose per un’azienda di piccole dimensioni che compete in un mercato globale come quello del vino, ne è un esempio il successo dei Supertuscans, che ha fatto capire cosa sia possibile ottenere, commercialmente parlando, se si punta tutto sulla qualità. dotata di un Consorzio, comprendente enti pubblici e soggetti privati. Il Consorzio locale della strada del vino però non si è adagiato sugli allori, approfittando della fama che il Sassicaia ed altri vini stavano dando a Bolgheri, ma ha cercato, con sempre nuove iniziative, di far crescere il territorio nel suo insieme, integrando le varie attività. L’obiettivo da perseguire dovrebbe essere quello di creare delle partnership tra i vari produttori valdostani e italiani e di utilizzare il consorzio come strumento di promozione di un marchio collettivo, al fine di superare l’eccessiva frammentazione e il localismo che colpisce un gran numero di PMI italiane.

La necessità del perseguimento di queste sinergie è suggerita anche dall’attuale quadro del settore vitivinicolo, che sta vivendo una profonda riconfigurazione della geografia dei consumi, della produzione e dei protagonisti del mercato:

- i consumi, in contrazione a livello mondiale, si muovono dai mercati tradizionali dell’Europa mediterranea (Italia, Francia Spagna) a quelli emergenti (Regno Unito, Paesi Scandinavi, Stati Uniti, Giappone);

- calano i consumi dei prodotti di fascia bassa e aumenta la quota dei prodotti premium;

- anche le abitudini cambiano, diminuisce, infatti, il consumo casalingo a favore della ristorazione.

In una configurazione di questo genere un'impresa di piccole dimensioni come l’azienda agricola Les Crêtes, per compete in un mercato globale deve cogliere ogni occasione per comunicare la qualità dei propri vini, sicuramente non è da poco che per quanto riguarda le esportazioni il mercato più grande sia coperto dagli USA, seguiti dal Giappone che sono gli importatori con i quali l'azienda ha un rapporto consolidato e che garantiscono ogni anno l'acquisto degli stessi quantitativi. Proprio con questi mercati emergenti che da sempre apprezzano il made in Italy è opportuno attuare un’accurata comunicazione, tramite un miglioramento delle strategie di marketing, facendo bene attenzione a privilegiare ed informare il cliente dell’appartenenza territoriale di un vino e ponendo in risalto la stretta dipendenza che questo ha con un determinato cibo, stuzzicare la tradizionale curiosità dei giapponesi facendoli avvicinare alla cultura.

Interessante in quest’azienda è stato vedere come abbia sinora sostenuto la competizione in un mercato globale perseguendo un vantaggio competitivo valorizzando le risorse del territorio, il tutto nonostante la compresenza di competitors con un’attenta gestione del marketing e della comunicazione, ma soprattutto con l'accesso ai canali distributivi.

In considerazione della mission aziendale e delle congiunture del comparto vitivinicolo, la strategia adottata appare sostenibile e non particolarmente vulnerabile, inoltre l’entrata in azienda della nuova generazione sembra aver già apportato apprezzabili contributi nell’ambito aziendale nel quale forse finora si erano fatti meno investimenti, sia in termini economici, che di energie: il marketing.

27 luglio 2009

Dubbio amletico

Ma siamo proprio sicuri che la metropolitana non faccia la fine del trenino?

ImpresaVda sale in cattedra: il caso Les Crêtes (4)

Quarta puntata della tesina di Manuela Frasson. Si tratta della seconda parte del paragrafo
COME L’AZIENDA PENSA DI AFFRONTARE IL MERCATO GLOBALE?
Trovate la prima puntata qui, la seconda qui e la terza qui. Domani ci sarà l'ultima.
Buona lettura.

- Sviluppo enoturismo, accoglienza in cantina: è sempre più importante dare una buona accoglienza in cantina, cosa che presuppone una sala degustazione a disposizione, caratteristica assente nelle vecchie cantine come quella dell'azienda, molto tecnica e poco adatta alle visite; anche per questo motivo è da privilegiare la comunicazione di emozioni attraverso il vigneto e il territorio circostante e l’azienda si ripropone l’organizzazione di visite su prenotazione, date le risorse a disposizione che non consentono di attuare la politica delle cantine della California e della Napa Valley, che hanno un addetto specifico; in ogni caso l'azienda è intenzionata a rivedere in parte la mentalità di chiusura tipicamente valdostana e presto l’antica cantina, sede storica dell’azienda, diventerà sala di degustazione e di rappresentanza.


- Comunicazione del territorio attraverso le emozioni, il c.d. marketing emozionale: camminare nei vigneti suscita emozione ed è questo un fattore molto importante, perché chi compra il vino, compra anche sensazioni, solo così si riesce a vendere un prodotto con un premium price. Ad esempio due anni fa le figlie hanno fatto uno stage di tre mesi negli USA presso l'importatore, seguendolo nella sua attività di distribuzione e di contatti e da lì si è instaurato una sorta di meccanismo per cui dagli USA arrivano clienti in azienda che visitano la cantina, e al ritorno acquistano il vino. Questo fattore si ricollega sia all'enoturismo, che alla comunicazione diretta al consumatore: quest’ultima rappresenta un'arma vincente, perché quando consumatore e produttore interagiscono senza intermediari, il consumatore resta più colpito, riesce a capire le innumerevoli sfumature del prodotto e percepisce la passione del produttore. Nell’ottica di trasmettere emozioni l'azienda conferisce molto valore a determinate immagini del territorio valdostano, quali i vigneti con alle spalle la montagna, magari nel periodo autunnale ricco di colori, oppure immagini che trasmettono la fatica del lavoro dell'uomo, elemento imprescindibile e che innalza i costi produttivi rispetto ad appezzamenti meccanizzati (per lavorare manualmente 1 ha di vigneto si impiegano 1200 ore in Valle d'Aosta contro le 40 h dei vigneti australiani completamente meccanizzati dove si fanno trattamenti dagli elicotteri).

Tra le immagini evocative utilizzate dall'azienda ha sicuramente un posto di primo piano quella della famiglia Charrère, elemento che colpisce positivamente il consumatore e che pertanto si cerca di comunicare.

- Garanzia di disponibilità del prodotto sul territorio, fidelizzare il consumatore invitandolo in cantina è inutile se questi non trova il vino nel suo territorio d'origine, pertanto l’azienda ha mirato ad avere una rete commerciale il più capillare possibile, così da poter coprire tutte le richieste. In Italia è organizzata con una rete di agenti, una rete di distribuzione, ma vende anche direttamente in cantina al privato; all'estero ha il proprio importatore che a sua volta può avvalersi di distributori o lavora già come agenzia e rivende il vino, un esempio può essere rappresentato dagli USA, mercato in cui l’impresa lavora molto, dove l'importatore non ha la licenza per rivendere i prodotti in ogni Stato e quindi deve avvalersi di altri distributori che ne sono in possesso; questi numerosi passaggi comportano un prezzo finale del vino esorbitante, ulteriore fattore limitativo alla diffusione del vino all'esportazione (non è ragionevole che una bottiglia che parte dalla cantina a 10 euro, arrivi al ristorante a 60 euro). Commercialmente gran parte del mercato è dedicato alla Valle d'Aosta, perché è una regione turistica in cui l'impresa vuol essere presente, perché il turista che viene a sciare se ha occasione di bere il vino dell'azienda, magari lo ricompra quando torna nella sua regione; per quanto riguarda l'Italia copre il 30% della produzione, cercando di essere distribuiti il più capillarmente possibile, anche se non c'è un agente per ogni regione, ci sono 27 agenti talvolta presenti in più province di una stessa regione: non è una strategia, e forse proprio il fatto di non avere una strategia a livello di rete di marketing rappresenta un tallone d'Achille. Per quanto riguarda l'esportazione l'azienda esporta in 13 paesi: ha un 15% all'estero nei paesi extra Ue e un altro 15% nell'unione europea, sicuramente per ora il mercato più grande è coperto dagli USA, seguiti dal Giappone che sono gli importatori con i quali l'azienda ha un rapporto consolidato e che garantiscono ogni anno l'acquisto degli stessi quantitativi.

- Intermediari selezionati, poiché il consumatore consuma direttamente il vino presso enoteche, ristoranti, hotel o supermercati, è fondamentale che i gestori sappiano comunicare il prodotto, a questo fine è necessario selezionare con cura queste figure ed instaurare un rapporto privilegiato, così da riuscire a spiegare il prodotto affinché siano in grado di promuoverlo. Nonostante il grande dispendio sia in termini di energie che in termini economici, sta al produttore girare il più possibile e promuovere il proprio prodotto in occasione di degustazioni presso ristoranti, enoteche o fiere varie. L’accurata selezione degli intermediari rileva anche a livello di modalità di trasporto, soprattutto per l’esportazione oltreoceano di modo che il vino, che è una materia viva, possa mantenere le caratteristiche che ha nel luogo di produzione, anche perché l'azienda prepara la spedizione, ma sta all'importatore che ha contatti con il trasportatore, controllarne l’adeguatezza: se il prodotto affluisce ad un distributore non esperto, questo è un problema perché rovina la qualità del vino, si tratta di selezionare i distributori e far loro capire la delicatezza del prodotto.

L’azienda agricola Les Crêtes è uno dei marchi valdostani più noti al di fuori della Valle, uno tra i primi nomi ad essere uscito nel grande mondo dell'industria del food a livello internazionale attraverso la costruzione di un vantaggio competitivo valorizzando le risorse del territorio e configurandosi come un'azienda di nicchia con una strategia di focalizzazione orientata alla differenziazione, avendo deciso di rivolgersi ad un segmento di clientela sensibile alla qualità. La strategia intrapresa probabilmente è stata motivata sia da vocazione in quanto in linea con la mission dell’azienda, per la quale «la terra è come una madre da trattare bene per darle la facoltà di nutrirci e non da sfruttare e avvelenare», qualunque altra strategia sarebbe andata contro la natura di Costantino e della sua famiglia, sia da elementi estrinsechi all’azienda quali il territorio d’origine e il comparto vitivinicolo nel suo complesso.

Negli ultimi anni questo è profondamente cambiato: rispetto agli anni ’70 la produzione è diminuita a fronte di un aumento dell’attenzione per la qualità, chiaro segnale di una domanda sempre più selettiva da parte dei consumatori, che ha guidato il passaggio dal vino come alimento al vino come fonte di gusto e piacere, tant’è che nelle imprese leader del settore il fattore che più ha inciso sulla crescita del fatturato italiano di questi ultimi anni risiede nelle competenze del marketing, tecnologiche e produttive. D’altro canto è impossibile trovare una nicchia che non abbia già concorrenti: se non si è gli unici, almeno si può tentare di essere quelli con i prodotti migliori, inoltre puntare sulla qualità attraverso la valorizzazione delle risorse del territorio può favorire la sostenibilità di una strategia di focalizzazione orientata alla differenziazione.

Una strategia di questo genere dà numerosi vantaggi:

- difende i propri prodotti da quelli della concorrenza, poiché se il mio vino è differente, allora diventa unico e, di conseguenza, non comparabile con altri; diminuisce il numero di concorrenti diretti ed aumenta la possibilita' di tenere prezzi un po' piu' alti;


- fidelizza maggiormente i clienti;


- difende da prodotti sostitutivi.

I rischi connessi a tale strategia possono derivare dal fatto che nel caso del vino, che è anche un bene emozionale, si hanno due problemi:

- da una parte si deve cercare di creare un brand, di modo che questo sia così forte da far sì che il consumatore identifichi e lo richieda;


- dall'altra parte invece, si deve lavorare a livello di comunicazione diretta per far sì che chi vende o propone il vino, lo spinga facendo quasi una sorta di educazione al consumo così da trasmettere il valore del prodotto. La comunicazione ha un ruolo fondamentale per giustificare uno dei principali punti critici della produzione valdostana: i prezzi. Una bottiglia di Torrette prodotta in valle non è competitiva con una bottiglia di Barbera prodotta in Piemonte, il prezzo sarà sicuramente superiore benché le caratteristiche organolettiche possano dare la medesima soddisfazione, pertanto bisogna riuscire a comunicare tutto quello che sta a monte: quanto incide il lavoro manuale, le tecnologie non invasive, ecc., il tutto nel rispetto delle risorse economiche a disposizione. In alternativa

Si tratta di due strategie diverse determinate dalle riserve economiche a disposizione: chi le ha ingenti, investe nella comunicazione, nel brand e nelle manifestazioni, così che il prodotto diviene un prodotto di lusso e chi lo vuole lo chiede; diversamente, chi non ha questo tipo di forza, per comunicare il valore c.d. differenziale secondo i modelli di analisi di economia aziendale, deve investire sulla comunicazione diretta, che non dà riscontri immediati e che pertanto genera perplessità, in quanto non dà mai certezza del risultato.

In questo caso, secondo il modello di analisi delle cinque forze del settore, il brand rappresenta una barriera, perché in sua assenza si deve costruire questo tipo di comunicazione più diretta, di cui non si ha la percezione degli effetti, cosa che inevitabilmente influenza le scelte.

L'azienda cerca di giocare su due fronti perché il marchio Les Cretes inizia ad essere conosciuto grazie allo Chardonnay cuvée bois divenuto lo scorso anno il vino bianco più buono d'Italia, dopo aver preso per 10 anni i tre bicchieri e quindi in alcune zone la richiesta di prodotto è associata al nome, al brand; diversamente per quanto riguarda i vini autoctoni è necessario attuare una comunicazione più diretta, proprio perché sono i meno conosciuti.

26 luglio 2009

Piccolo pro memoria: domani debutta la «tangenziale» valdostana

Domani, lunedì 27 luglio, entra in vigore la gratuità del passaggio sulla tratta autostradale Aosta Est-Aosta Ovest Saint-Pierre, a seguito dell’accordo sottoscritto dalla Regione autonoma Valle d’Aosta e le Società autostradali S.A.V. S.p.A (Società Autostrade Valdostane) e R.A.V. S.p.A.(Raccordo Autostradale Valle d’Aosta).


La procedura, autorizzata dalla Concedente autostradale ANAS S.p.A., sarà operativa in via sperimentale per un periodo di 12 mesi ed è finalizzata a razionalizzare i movimenti veicolari di transito nei comuni della Plaine, in particolare in Aosta, nell’obiettivo di favorire una maggiore fluidità e sicurezza dei traffici e garantire un contenimento dei disagi ambientali. Le analisi condotte hanno infatti valutato che i tempi necessari ad attraversare il capoluogo usufruendo della viabilità ordinaria sono pressoché doppi rispetto a quelli rilevati utilizzando l’infrastruttura autostradale.

La liberalizzazione del pedaggio – che si applica a tutte le classi di veicoli - sarà attuata esclusivamente per i percorsi che si originano e terminano sugli svincoli autostradali «a sistema aperto» di Aosta Est e Aosta Ovest Saint-Pierre e viceversa, mentre non si applicherà a percorsi che si originano o terminano su svincoli posti a monte o a valle del suddetto tratto, né per percorsi di più ampio respiro, artificiosamente frazionati con operazioni di uscita e rientro in autostrada.

Per beneficiare dell’agevolazione i veicoli dovranno essere dotati di dispositivo Telepass. Chi ancora non ne fosse munito e volesse dotarsene, può richiederlo presso i Punti Blu delle Società autostradali - in Valle d’Aosta ubicati presso la stazione autostradale di Nus (Punto Blu S.A.V.) e in località Les Iles di Saint-Pierre (Punto Blu R.A.V.) -, presso le banche convenzionate e gli uffici postali abilitati.

Per maggiori informazioni:
Punto Blu S.A.V. - tel. 0165-766656 - e.mail puntoblu@a5sav.it.
Punto Blu R.A.V. - tel. 0165-922220.

ImpresaVda sale in cattedra: il caso Les Crêtes (3)

Terza puntata del mio spazio «universitario». Qui trovate la prima e qui la seconda. Ce ne saranno ancora due. Ricordo che il testo che sto pubblicando è stato scritto da Manuela Frasson. Nella foto Eleonora Charrère.

COME L’AZIENDA PENSA DI AFFRONTARE IL MERCATO GLOBALE? (prima parte)


-  Produrre qualità, ovvero lavorare bene in vigna, cosa che presuppone elevati costi produttivi perché il 70% delle operazioni è svolto manualmente, inoltre implica anche avere un controllo diretto della produzione: portare a fine raccolto un'uva sana, con un giusto equilibrio a livello di componenti chimiche e con la giusta maturazione, prestando molta attenzione all'aspetto organolettico.
L'azienda per decidere quando tagliare un'uva fa delle curve di maturazione e un'analisi degli zuccheri e dell’acidità, in modo da avere un prodotto idoneo per essere vinificato. Secondo l'approccio dell'azienda il buon vino parte dalla vigna, cercando di essere fedeli al territorio e di essere il più naturali possibile, evitando ogni successiva correzione a livello produttivo.
Naturalmente bisogna tenere conto delle stagioni che non sono tutte uguali e possono influire sulla quantità, la legislazione europea permette l'utilizzo, se non si raggiunge la gradazione naturale che è prevista, l'utilizzo del c.d. arricchimento concesso nella fascia altimetrica valdostana mediante il mosto concentrato rettificato, che è uno zucchero ottenuto dall'uva, differentemente dalla Francia dove ad esempio è permesso l'utilizzo dello zucchero bianco. L'azienda ovviamente cerca di evitarlo, se ci sono delle annate particolarmente brutte e l'uva non raggiunge la maturazione desiderata, in quel caso ricorre al mosto concentrato rettificato ma è molto raro, deve proprio avere un'annata catastrofica anche perché per utilizzarlo bisogna fare una comunicazione alla repressione frodi, che nel momento in cui se ne fa utilizzo viene a controllare, cosa che nel periodo della vendemmia è sempre preferibile evitare.
Un'altra possibilità di intervento è rappresentata dai concentratori, macchinari che permettono tramite membrane osmotiche la concentrazione dei sapori, il tutto in tempi molto rapidi; l'azienda è contro questa tecnica poiché vuole esaltare ciò che dà il territorio, ossia freschezza, mineralità e piacevolezza caratteristiche che si perdono con l'utilizzo di questo strumento, in quanto il vino risulta eccessivamente.
Nell'ambito delle tecniche di sofisticazione meritano un cenno i lieviti, necessari per fermentare il vino: i più comuni sono i sacaromiceti che mangiano lo zucchero e lo trasformano in alcol; sull'uva è naturalmente presente una microfauna indigena di lieviti, per cui se metto a fermentare l'uva pigiata, la fermentazione parte spontaneamente grazie sia ai lieviti presenti sull'uva sia a quelli presenti in cantina, tra tutti questi lieviti possono essercene alcuni che conferiscono caratteristiche positive fermentando perfettamente il vino e altri che conferiscono odori e caratteristiche diverse da quelle che si vogliono, pertanto se ci si mette a fermentare l'uva senza inoculare lieviti sezionati non si conosce il risultato al quale si va incontro, mentre se si utilizza un lievito selezionato, come fa l'azienda, si andrà incontro ad una fermentazione con la dominanza della popolazione dei lieviti inoculati, quindi controllabile e che garantisce di ottenere un vino con le caratteristiche volute, evitando così anche la formazione di batteri acetici.

-  Valorizzazione e rispetto del territorio, attraverso una coltivazione non invasiva, per quanto si sia obbligati ad utilizzare prodotti per combattere le muffe che altrimenti inacidirebbero il raccolto, ma il tutto all'insegna della moderazione, senza eccedere. L'azienda aderisce a un piano di lotta integrato dell'Unione europea, al quale aderisce la maggioranza dei produttori valdostani, che impone di rispettare determinate regole e utilizzare determinati prodotti nella lavorazione del vigneto.
 Il termine integrato significa che si integrano le lavorazioni meccaniche con l'utilizzo di sostanze chimiche, in quanto una lavorazione meccanica è considerata meno impattante sull'ambiente rispetto a quella chimica. Ulteriore esempio per evidenziare il rispetto dell'ambiente è rappresentato dall’impiego della confusione sessuale, utilizzata per combattere una farfallina che mangia l'uva, in pratica si mettono degli erogatori di ormoni che confondono il maschio durante la fase dell'accoppiamento, il quale percependo una quantità di ormoni eccessiva nell'aria, non riesce a trovare la femmina e pertanto non si riproduce; è questa una tecnica molto costosa che però consente di ottenere un ottimo risultato, riducendo le popolazioni di quest'insetto e nel contempo di rispettare l'ambiente.
Valorizzazione del territorio significa anche gestire il territorio, regimare le acque che altrimenti potrebbero dare problemi a livello di alluvioni, perché canalizzando l'acqua sin dalla montagna per uso agricolo, si protegge il territorio sopperendo all'abbandono della campagna tipico di quest’era (cosa che non accadeva in passato quando la campagna era lavorata partendo già dai monti).
Un aneddoto esemplificativo della filosofia aziendale di rispetto del territorio è rappresentato dalle figlie, che piccoline, avevano il compito in azienda di procurare coccinelle…prelevate in montagna per essere lasciate libere in vigna ove compivano la loro opera divorando gli acari nocivi…non è una fiaba estrapolata da un libro ottocentesco, è stata una semplice scelta, marginale fin che si vuole, fatta dalla famiglia Charrère che «ha, sempre, in tutta la sua storia, badato alle cose concrete».

-  Partecipazione a manifestazioni in Italia e all'estero. Quest'elemento fino a poco tempo fa non era mai stato affrontato dall'azienda, perché si è sempre privilegiato il lato produttivo, ma con l'entrata delle figlie di Costantino, Elena ed Eleonora (la sesta generazione!) si è iniziato a partecipare a fiere e manifestazioni in giro per l'Italia e all'estero e a attuare una comunicazione diretta del prodotto, con riscontri positivi.
La fiera più importante è Vinitaly dove è numerosa anche la partecipazione estera e a cui è presente tutta la famiglia anche perché nell'arco di cinque giorni si cerca di creare il maggior numero di contatti.
Eleonora fa anche parte di «le donne del vino», associazione nata nel 1989 per opera di alcune produttrici toscane con l'obiettivo di valorizzare il lavoro femminile in viticoltura. Nel 1989 non c'era una grande presenza femminile in questo settore o comunque non se ne dava molta pubblicità, a livello nazionale attualmente ci sono 800 iscritte e la Valle d'Aosta nel 2007 è stata l'ultima regione ad entrare a farne parte. La delegazione valdostana ha i requisiti minimi per essere considerata tale e si compone di sei produttrici, un'enotecaria e un tecnico regionale e questo ha permesso di entrare in contatto con produttrici di tutta Italia e venire a conoscenza di realtà diverse ma che comunque affrontano gli stessi problemi e nell'insieme è sempre fonte di confronti costruttivi. Ad esempio in quest'ambito è emerso che nella maggior parte delle aziende vitivinicole è presente una figura dedita esclusivamente al marketing e alla comunicazione, mentre nell'azienda Les Cretes questa figura è del tutto assente perché sono i diretti proprietari (che non hanno una formazione specifica) ad occuparsi di quest'ambito e forse questo è un po' un limite, perché il capostipite ha un'esperienza molto pratica e vissuta e non ha studiato per mettere in piedi un'azienda, la figlia Eleonora ha avuto una formazione più pratica e agronomica e Elena una più amministrativa.

Visconti (Università della Valle d'Aosta): molti imprenditori dovrebbero fare tesoro della «Caritas in Veritate»

Oggi a Les Combes Benedetto XVI reciterà la preghiera dell'Angelus. Come sempre il Corriere dedicherà nel numero prossimamente in edicola ben otto pagine alla settimana valdostana del Pontefice sarà l'ultimo speciale con tante fotografie e testi integrali (ad esempio l'omelia del Santo Padre in Cattedrale). Anche ImpresaVda vuole offrire una riflessione adatta alla giornata e così vi propongo l'intervista fatta al professore Federico Visconti, preside della facoltà di Economia presso l'Università della Valle d'Aosta, sull'ultima enciclica del Papa (qui trovate il testo integrale) e pubblicata sul numero del Corriere attualmente in edicola.

«Sono rimasto particolarmente colpito dall’enciclica per il fatto che da essa emerge chiaramente una concezione di impresa e imprenditorialità a tutto tondo». Così si esprime Federico Visconti, preside della facoltà di economia dell’Università valdostana, in merito alla Caritas in Veritate, interpellato dal Corriere per comprendere meglio quali erano state le ricadute accademiche della lettera.
Visconti in proposito sottolinea, fra l’altro, come il testo proponga una riflessione sul profitto che diventa censurabile non in quanto tale ma nelle sue patologie o, meglio, se non diventa occasione di sviluppo. «L’enciclica, a mio avviso, più di altre – spiega il preside – presenta una straordinaria accoglienza dimolti fattori tipici dell’economia ed è perfettamente calata nella realtà storica di questo momento. È un testo di grande concretezza, che offre una intelligente lettura dei fatti di questi mesi. Molti imprenditori dovrebbero farne tesoro».

Visconti è stupito dal linguaggio. «Un esempio? C’è un’attenta analisi sulle differenze tra il breve e il lungo periodo. Il testo si presenta con uno stile chiaro, incisivo. Non c’è la necessità di astrarre certe riflessioni per poterle mettere in pratica».

Per il docente la redazione dell’enciclica ha richiesto una vasta documentazione su quanto accaduto all’economia mondiale di cui il testo finale è una riuscita lettura e non trascura nessuno dei nodi cruciali di questa crisi. Visconti in particolare apprezza, da aziendalista, la messa in evidenza del concetto di responsabilità sociale dell’impresa. «Il Papa giustamenteaggiunge Visconti - non manca di specificare come questo stesso concetto per come è inteso da alcune aziende non corrisponda a quanto indicato dalla Dottrina sociale della Chiesa. È questo è profondamente vero. Basta pensare che, mentre
si scrivevano le nuove regole di trasparenza, contemporaneamente si dava vita a prodotti finanziari che di socialmente responsabile non avevano proprio nulla».

25 luglio 2009

Delibere di giunta: segnalazioni per le imprese (19) - Nominato il direttore dell'Ufficio regionale del Turismo

TERRITORIO E AMBIENTE

Gara di Appalto per Environnement

La giunta ha approvato l’indizione della procedura di gara d’appalto, mediante procedura aperta, per l’affidamento del servizio di redazione, stampa, imbustamento e consegna della rivista trimestrale Environnement – Territorio e ambiente in Valle d’Aosta, precisando che l’importo posto a base di gara ammonta a 355 mila euro, per la durata di anni cinque. (Direzione Ambiente - resp. Fulvio Bovet - delibera 2.090).
BILANCIO, FINANZE E PROGRAMMAZIONE

Aumento di Capitale Autoporto
E' stato conferito dalla Giunta l'incarico a Finaosta per l'esercizio del diritto di opzione ai fini della sottoscrizione dell'aumento di capitale sociale della società Autoporto Valle d'Aosta S.p.A. (Servizio credito, partecipazioni e previdenza integrativa - resp. Valter Mombelli - delibera 2.031).


TURISMO, SPORT, COMMERCIO E TRASPORTI

1,2 milioni per il soccorso sulle piste di sci
La Giunta ha approvato il saldo di 1 milione 241 mila euro per la spesa destinata al finanziamento del servizio di soccorso sulle piste di sci di discesa, per la stagione invernale 2008/2009. (Servizio infratsrutture funiviarie - resp. Antonio Pollano - delibera 2.044).


3,8 milioni di opere pubbliche per l'aeroporto
E’ stato concesso un finanziamento straordinario di 3 milioni 800 mila euro al Comune di Saint-Christophe, per la realizzazione di opere pubbliche, in relazione alla presenza nel comune dell’aeroporto Corrado Gex a servizio dell’intera Regione. (Servizio aeroporto e ferrovie - resp. Marco Trevisan - delibera 2.045).


Nominato il Direttore dell'Ufficio regionale del turismo
E’ stata nominata Chantal Elizabeth Bernini in qualità di Direttore dell’Ufficio regionale del turismo, dal 1° agosto 2009 al 31 luglio 2011. Qui trovate il suo curriculum. La nomina ha validità fino al 31 luglio 2011. Nella stessa seduta di giunta è stato anche nominato il collegio dei revisori dei conti dello stesso ufficio. Presidente è Claudio Benzo, mentre gli altri componenti sono Luigi D'aquino e Paolo della Valle. La nomina h avalore dal 1à agosto 2009 al 31 luglio 2010. (Direzione promozione e marketing - resp. Gabriella Morelli - delibere 2.083 e 2.084).

La piccozza Futura di Grivel vince l’International Outdoor Award

Buone notizie per la Grivel (senza rivali, per ora, anche nel Concorso lanciato da ImpresaVda) che centra un altro prestigioso successo.

Durante la più importante fiera mondiale dell’Outdoor che si è tenuta a Friedrichshafen in Germania dal 16 al 19 luglio sono stati assegnati gli Outdoor Award.

Gli Outdoor Award vengono riconosciuti da IF Design che Fin dalla sua nascita nel 1953, si è sempre distinto come un marchio prestigioso per il design di eccellenza.

Le aziende e gli studi di design utilizzano il sigillo IF nelle loro campagne di comunicazione come simbolo incontrastato di prodotto e servizio di qualità. Il premio IF è sinonimo dell’impegno dell’azienda nei confronti dell’innovazione e della sua volontà fronteggiare la concorrenza.

Il premio viene dato a prodotti che abbiano un design particolarmente innovativo e uno standard di qualità sopra la media.

Quest’anno erano 289 i prodotti in concorso nelle varie categorie che vanno dall’attrezzatura per alpinismo, all’abbigliamento, al camping, alle calzature, ai materiali per la sicurezza in montagna.

Nella categoria attrezzature per alpinismo, la piccozza Futura della Grivel ha vinto il premio sia per la sua capacità di unire materiali diversi, lega leggera, acciaio, plastica, ognuno di questi utilizzato per le sue caratteristiche e nel punto giusto del prodotto, che per la capacità di trovare soluzioni nuove ed infine per l’originale capacità di risolvere le diverse esigenze dell’attrezzo piccozza quali l’ergonomia dell'impugnatura, l’isolamento dal freddo e il peso contenuto

«Siamo contenti, - dicono alla Grivel - i nostri contenuti sono stati capiti, la parte design la consideriamo molto importante per le vendite mondiali, è di grande soddisfazione vincere per la seconda volta il premio, speriamo anche per il futuro di continuare sul nostro cammino di innovazione continua. Consideriamo questo il modo giusto per superare la crisi mondiale. Siamo orgogliosi che questo arrivi da una piccola azienda valdostana».

ImpresaVda sale in cattedra: il caso Les Crêtes (2)

Prosegue la pubblicazione delle tesine universitarie degli studenti del professor Carmine Garzia. Ieri avete potuto leggere la prima puntata di questo scritto di Manuela Frasson. Ce ne saranno altre tre.

IL COMPARTO PRODUTTIVO

I vigneti (nella foto Costantino Charrère) si caratterizzano per la frammentazione in diversi comuni valdostani, per la precisione 6 (per consuetudine ereditaria il vigneto è sempre stato frammentato nel corso delle successioni) e chiaramente questo rappresenta un limite del territorio valdostano. L'azienda è comunque riuscita ad accorpare il più possibile le superfici, ad esempio nelle collina del Coteau La Tour, che è il più "prezioso" vigneto dell’azienda, si è riusciti a mettere insieme 1 ha e mezzo, cosa non da poco per la realtà locale.

Si tratta di sacrifici non solo economici, ma anche di energie e di tempo, in quanto si è trattato spesso di andare a parlare in dialetto con l'ultimo erede della famiglia, magari emigrato fuori dalle e convincerlo che sarebbe stata una cosa buona vendere in quanto l'intenzione era quella di valorizzare il territorio valdostano, questo perché l'attaccamento del valdostano al territorio è molto radicato.

Per quanto riguarda la fascia altimetrica i vitigni rientrano nella categoria dei territori di montagna in quanto arrivano sino agli 850 m s.l.m., questo significa elevate altitudini e clima alpino con conseguenti influenze sulla qualità sia del vino che dell'uva.

Con riferimento alla dislocazione del comparto produttivo è opportuno sottolineare che la Valle d'Aosta è tagliata, lungo un asse ovest-est, dalla Dora Baltea e questo determina la suddivisione in due versanti:

1) Envers, esposizione a nord, quindi con un minore irraggiamento solare che comporta un'uva con maturazione lenta e dotata di maggiore acidità;

2) Adret, dove avremo un'uva con maturazione più rapida e qualitativamente più concentrata;

lo sviluppo della viticoltura varia a seconda delle zone, Aymavilles costituisce il comparto aziendale più esteso e si sviluppa sul versante envers.

Questa suddivisione rappresenta anche un punto di forza della produzione dell'azienda, in quanto mettendo insieme vigneti provenienti da diversi versanti si riesce a creare un equilibrio a livello produttivo.

Ulteriore peculiarità dell’areale produttivo è la dislocazione in una zona geografica fortemente caratterizzata dalla montagna: terreni morenici sabbiosi e sciolti, giaciture in forte pendenza, alte densità di impianto (8/10.000 piedi/ha), forte presenza di vitigni autoctoni e tipici, marcata biodiversità del territorio.

Sempre per quanto riguarda il lato produttivo, a livello di tipologie l'azienda si colloca sul mercato con equilibrio tra vitigni autoctoni e alloctoni:

- vitigni autoctoni, sono varietà tipiche, da sempre coltivate in Valle d'Aosta: Petit-Rouge, Fumin, Premetta, Mayolet, Cornalin, Petit Arvine, tutti i nomi sconosciuti fuori valle e pertanto di difficile esportazione che impongono la scelta di lavorare anche con vitigni internazionali;

- vitigni alloctoni: Chardonnay, Sirah, Pinot Noir, Moscato e Pinot Gris.

Il vitigno internazionale è utilizzato per farsi conoscere e fare da traino ai vitigni autoctoni: l'azienda è conosciuta in Italia e all'estero per lo Chardonnay, attraverso il quale cerca di destare interesse per i vitigni del territorio; è una sorta di garanzia di copertura del mercato: accontentando il consumatore che vuole il vitigno conosciuto, ma anche quello che ricerca il prodotto di nicchia.

Negli ultimi anni si nota un crescente interesse per tutto ciò che è tipico, per i prodotti del territorio, il che gioca a favore dell'azienda permettendole di lavorare molto anche con i prodotti tipici.

Per quanto riguarda l'equilibrio produttivo, come tipologia di vini l'impresa lavora sia con bianchi che con rossi, per quanto i vini rossi abbiano una piccola percentuale maggiore, in quanto presenti da sempre sul territorio valdostano.

I vini rossi, che hanno oggettivi limiti in montagna, continuano ad essere prodotti, da un lato in quanto parte integrante della tradizione locale e dall’altro poiché creano un equilibrio, infatti benché attualmente il consumatore richieda molto i vini bianchi è sempre opportuno mantenere la produzione il più varia possibile.

I vini bianchi per le caratteristiche che si hanno in Valle d'Aosta hanno un’ottima resa e sono apprezzati soprattutto per la mineralità loro conferita dal territorio (terreni sabbiosi e morenici) e per i profumi esaltati dal clima: in periodo di maturazione dell'uva si hanno forti sbalzi termici tra il giorno e la notte che conferiscono particolari aromi all'uva e conseguentemente al vino ed infatti il prodotto che ha consacrato l'azienda è un vino bianco, lo Chardonnay Cuvee Bois.

In ogni caso alla luce del fatto che al momento vengono consumati maggiormente i vini bianchi, l'azienda ha impiantato un nuovo vigneto con una Petit Arvine locale (vitigno bianco) che entrerà in produzione nei prossimi tre anni; chiaramente si tratta di una scelta produttiva che confida nell’attuale trend del mercato.

L'azienda non lavora con vini rosati, per quanto a livello nazionale siano i vini del momento, infatti (soprattutto tra champagne e spumanti) il rosé si è imposto all'attenzione di tutti ed esce con un premium price di oltre il 30% rispetto al bianco. L'unico rosè prodotto dall'azienda è costituito da un esperimento condotto con l'Institut agricole régional: una Premetta, ceppo autoctono valdostano, vinificato come spumante rosato con metodo classico con fermentazione in bottiglia, ma rappresenta una quantità irrisoria, circa 1500 bottiglie, ad ogni modo è sempre un prodotto in più offerto e che suscita curiosità proprio per la sua unicità.

Un limite delle produzioni dell'azienda è costituito dalla disponibilità il cui equilibrio con la richiesta è molto difficile da trovare, ma rappresenta un elemento imprescindibile se si vuole aprire un nuovo mercato, in quanto in assenza di questa garanzia, l'anno dopo il mercato non richiede più il prodotto. L'azienda cerca di fronteggiare questo limite effettuando ogni anno delle assegnazioni, cioè avendo la propria rete commerciale, assegna al mercato un tot di bottiglie nella consapevolezza di tutti (acquirenti compresi) che oltre tale quantitativo non c'è disponibilità, compiendo così un tentativo per garantire una stabilità minima.

Il fattore disponibilità rileva anche in relazione all’entrata nella grande distribuzione, come ad esempio Esselunga, la quale inevitabilmente fa pressione per avere una certa continuità di produzione per non andare essa stessa incontro a difficoltà in caso di rotture di stock. Il rapporto con la grande distribuzione costituisce una scelta strategica, un trade-offf: può essere vantaggiosa nel breve periodo, ma nel lungo può creare problemi. Il rapporto con Esselunga, da un lato ha proiettato di colpo l'azienda sul mercato nazionale, ma dall'altro lato rappresenta un rapporto dall’equilibrio molto delicato: ogni anno si cerca di trattare e soprattutto si è cercato di non lavorare con vini di gamma alta (Chardonnay cuvée bois), bensì con vini di gamma più bassa, senza contare che alcuni ristoranti o enoteche, vedendo lo stesso prodotto presso la grande distribuzione, non sempre sono disposti continuare ad annoverarlo nella propria offerta; ovviamente l'impresa impone un prezzo non inferiore al proprio listino prezzi ai privati, perché il consumatore non deve trovare il vino ad un prezzo inferiore rispetto a quello che può trovare in cantina.

Per quanto riguarda le tipologie di vino Doc e vino da tavola, ormai la produzione è pressoché totalmente rientrante nella prima categoria e dall'anno prossimo entreranno in produzione ulteriori due vini (attualmente annoverati nella seconda categoria), questo perché la Doc rappresenta una garanzia per il consumatore, il quale sa che c'è un controllo all'origine, che il vino viene realmente prodotto sul territorio e dunque ha garanzia di autenticità. L’opzione verso la Doc, che tra l’altro impone restrizioni, potrebbe sembrare controtendenza: lo stesso Gaja con il Barolo ne è uscito non essendogli consentito di fare il prodotto che voleva per il mercato internazionale, ma si tratta di realtà differenti e certe scelte sono possibili solo quando si è conosciuti e affermati e si ha quindi modo di vendere il proprio nome.

L'equilibrio tra bianchi e rossi e vini Doc e vini da tavola consente tra l’altro di coprire la richiesta del mercato, che naturalmente è molto varia.

24 luglio 2009

Permettetemi uno spot!

Sul Corriere della Valle uscito oggi in edicola, e che sarà distribuito gratuitamente in piazza della Cattedrale, durante i Vespri presieduti dal Papa, trovate a pagina 20 un coupon grazie al quale, se non siete già abbonati, potete fare un nuovo abbonamento al Corriere pagando 20 euro invece di 35. Perchè non approfittarne?

ImpresaVda sale in cattedra: il caso Les Crêtes (1)

Prosegue la pubblicazioni delle tesine universitarie degli studenti del seminario del professor Carmine Garzia (chi si fosse perso qualche puntata clicchi qui e avrà tutto più chiaro). Questa volta tocca a Manuela Frasson che si è occupata dell'azienda Les Crêtes. Il testo è piuttosto esteso di conseguenza occuperà ben cinque puntate. Buona lettura.

L’AZIENDA AGRICOLA LES CRÊTES: COME UNA PICCOLA-MEDIA IMPRESA POSSA COSTRUIRE E SOSTENERE UN VANTAGGIO COMPETITIVO VALORIZZANDO LE RISORSE DEL TERRITORIO

LE ORIGINI
L’azienda Agricola Les Crêtes ha sede a Aymavilles dove Costantino Charrère e la sua famiglia operano da cinque generazioni nel settore agroalimentare, tramandandosi un acuto spirito imprenditoriale che ha saputo evolversi secondo le peculiarità di ogni epoca giungendo sino ai giorni nostri: il trisnonno Bernardin Charrère, immigra dall'alta Savoia all’incirca nel lontano 1750 e costruisce l'immobile ancor oggi esistente dotato di cantine e frantoio per le noci; il bisnonno Etienne continua l'attività aggiungendo una macina per il sidro; il nonno Louis costruisce un mulino per macinare frumento, segale ed orzo; il padre Antoine continua l’operato fino al 1955 quando con l’arrivo da fuori valle di oli d'oliva e macinati si rende d’obbligo una riconversione optando per i vini pregiati. L’esperienza vitivinicola vera e propria della famiglia prende quindi l’avvio nella seconda metà degli anni ’50 orientandosi, per meglio distinguersi, verso un'opera di personalizzazione sia a livello colturale, crus vinificati separatamente, sia a livello commerciale indicando le localizzazioni geografiche di ciascun vigneto, sia a livello storico rimanendo fedeli ai vitigni autoctoni che hanno fatto, da sempre, grande la Valle d'Aosta (Petit Rouge, Fumin, Prié Rouge o Premetta, Tinturier).

Costantino continua l'opera del papà Antoine selezionando vitigni che altrimenti sarebbero andati perduti: la Premetta, rarissimo vino, vinificato in purezza dal vitigno Prié Rouge in via di estinzione, il Fumin, altro ceppo "autoctono", ripreso e vinificato con ottimi risultati, tanto da meritarsi l'attenzione della critica nazionale (Il sole di Luigi Veronelli per l'annata 1999). Successivamente, Costantino, spinto dal desiderio di realizzare una nuova e più grande Azienda vitivinicola, nel 1989 con un gruppo di amici fonda l'Azienda Agricola Les Crêtes: nasce la nuova cantina di trasformazione ad Aymavilles, si realizzano nuovi vigneti in altri in 5 comuni posizionati lungo l’asse orografico della Dora Baltea, fino ad arrivare agli attuali 55 ettari di vigneto e quest’anno festeggia il suo ventesimo anniversario.

L'azienda è partita con una produzione di 50.000 bottiglie circa e nell’arco di vent'anni è arrivata ad una produzione di circa 230.000 bottiglie, numeri indice di grande crescita di produzione e fatturato che hanno portato il nome della Valle d'Aosta al di là dei confini regionali, nazionali e non solo.

Apparentemente al momento l'azienda Les Cretes non ha il problema tipico del c.d. «family business», cioè come rendere la famiglia un punto di forza e non, come avviene spesso, una debolezza. All'interno del nucleo familiare Costantino è un personaggio particolare, coerente con il prodotto che vende e che mantiene saldo il suo ruolo di capofamiglia, ma si è iniziato a suddividere i compiti tra le due sorelle con l'entrata nel 2008 di Eleonora che ha l'obiettivo di dedicarsi maggiormente al lato produttivo, mentre Elena, che vi lavora già dal 2005 è orientata al lato commerciale e amministrativo; naturalmente date le ridotte dimensioni dell'azienda è bene essere intercambiabili, pur stando sempre bene attenti a non sovrapporre i ruoli e destare confusione, nella ferma volontà di mantenere tutto nell'ambito familiare forti dell'amore per quello che si fa e della consapevolezza di avere una buona azienda in un settore molto particolare, ricco di possibilità e bello come quello del vino. La filosofia aziendale di fondo rimane comunque sempre la stessa: attento lavoro in vigna, giusta resa di uva per pianta, grande attenzione a tutti gli interventi sulla filiera di trasformazione per esaltare la potenzialità di un territorio vitivinicolo unico e irripetibile: la montagna Valdostana.

I vini dell’azienda hanno ottenuto, negli ultimi anni, importanti riconoscimenti a livello nazionale ed internazionale. L'ultimo in ordine di tempo ha visto il 'Valle d'Aosta Chardonnay Cuvee Bois '06' insignito da Slow Food e Gambero Rosso del Premio speciale relativo ai vini bianchi della Guida dei vini d'Italia 2009.

23 luglio 2009

L'indagine di Confindustria nel dettaglio

Come sempre per i miei visitatori più pazienti offro l'analisi trimestrale fatta da Confindustria nel dettaglio. Per i meno pazienti trovate qui la versione più sintetica.

Il tasso di variazione della produzione (-13,33%) diminuisce sia rispetto al precedente trimestre (-6,06%), sia nei confronti dell’analogo periodo dell’anno 2008 che aveva fatto registrare un saldo pari allo zero.
Per il 67% degli intervistati i livelli produttivi resteranno costanti. Cresce di 5 punti rispetto al trimestre precedente e allo stesso trimestre del 2008 la percentuale delle imprese che prevedono una contrazione della
produzione. Più sostenuto è il calo produttivo previsto per il comparto manifatturiero con il 32% delle aziende che ha in previsione una riduzione della produzione.

L'utilizzo degli impianti e il saldo ordini
Il grado di utilizzazione degli impianti è risultato pari al 64, 60% della capacità massima utilizzabile, il valore minimo degli ultimi due anni, si rileva infatti una ulteriore flessione rispetto al precedente trimestre (68,41%) ed un dato inferiore di quasi 9 punti percentuali rispetto a quello dell’analogo periodo dell’anno (73,21%).
Pur rimanendo su livelli negativi (-6.25%) il saldo degli ordini totali migliora di quasi undici punti percentuali rispetto al trimestre precedente (-17,24%). Il confronto con il valore registrato nello stesso periodo
del 2008 (+21,43) evidenzia un netto peggioramento che sfiora i 28 punti percentuali.

Scende l'export
Scende la percentuale delle imprese che prevede di incrementare l’attività di export. Il dato relativo agli ordini export torna su livelli negativi (- 11,11%) rispetto al trimestre precedente. Decisamente distante dal
+11,11% rilevato nello stesso periodo del 2008. Rimane pressoché stabile la composizione del carnet ordini rispetto al trimestre precedente. Gli ordini da uno a tre mesi scendono di poco più di un punto percentuale (dal 41,94%% del precedente trimestre passano al 40,63%), anche gli ordini superiori ai tre mesi passano dal 41,94% del precedente trimestre al 40,63% dell’attuale, mentre fanno registrare un leggera crescita gli ordini per meno di un mese (dal 16,13% all’attuale 18,75%).
Variazioni decisamente più marcate emergono dal raffronto con il terzo trimestre del 2008 che evidenzia il
crollo degli ordini superiori ai tre mesi di circa 28 punti percentuali, e la crescita rispettivamente di circa 22
punti percentuali e di 6 punti percentuali degli ordini da uno a tre mesi e di quelli per meno di un mese.
Migliora di cinque punti percentuali, anche se resta su livelli negativi (- 4,76%), la competitività sui mercati
nazionali rispetto al secondo trimestre. Anche dal raffronto con il dato relativo all’analogo periodo del 2008 (-7,14%) emerge una crescita di circa 3 punti percentuali. Dopo il drastico calo fatto  registrare nella precedente rilevazione anche la competitività sui mercati esteri pur posizionandosi su valori negativi (-7,69%) migliora rispetto al trimestre precedente (-15,38%) ma perde oltre 7 punti percentuali rispetto al dato dello stesso periodo del 2008.

Piani di investimento
Per quanto riguarda i programmi di investimento scende al 58% la percentuale degli intervistati che
confermano i propri piani di investimento (era il 62% nel secondo trimestre). Nello stesso periodo del 2008
era pari al 61%. Si rileva una crescita di 5 punti percentuali degli investimenti per ampliamenti (da 23,53% a 28,57%), dato sostanzialmente in linea con quello del terzo trimestre 2008 (27,78%). La stessa percentuale di intervistati (28,57%) ha in programma investimenti per sostituzioni (-10 punti percentuali rispetto al trimestre precedente) dato in  flessione anche rispetto allo stesso periodo del 2008 (33,33%).
Come nella precedente rilevazione si conferma una sostanziale tenuta degli investimenti per il comparto dei servizi, mentre è il manifatturiero con particolare riferimento al settore metalmeccanico che evidenzia per
alcune aziende una revisione al ribasso dei propri programmi di investimento.

Il costo del credito
Sale al 53% (era il 48% nel precedente trimestre) la percentuale delle aziende intervistate che dichiara di non aver rilevato variazioni del costo del credito bancario nel secondo trimestre 2009, il 33% del panel ne ha segnalato una diminuzione. E’ pressoché stabile la percentuale delle imprese che ha rilevato ritardi negli incassi dei crediti commerciali (47,06%), il raffrontato con lo stesso periodo del 2008 segna un
incremento di 6 punti percentuali. Le maggiori difficoltà ad incassare i crediti continuano a concentrarsi sul comparto manifatturiero (57,14% contro il 30,77% dei servizi).

L'occupazione
Per quanto riguarda le tendenze occupazionali la percentuale di imprese che prevede un ridimensionamento
degli organici scende al 9%, era il 15% nel trimestre precedente. Si conferma  stabile la percentuale (86%) delle imprese che dichiara di voler mantenere gli attuali livelli occupazionali. Le previsioni di ricorso
all’istituto della Cassa Integrazione Guadagni fanno registrare un ulteriore incremento confermando il trend
ascendente evidenziato a partire dalla seconda metà del 2008. In dettaglio la percentuale delle imprese che dichiara di dover far ricorso alla Cassa Integrazioni Guadagni sfiora il 30%: +4 punti percentuali rispetto al trimestre precedente e ben 29 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Si interrompe la discesa del costo delle materie prime che aveva fatto registrare il suo minimo proprio nel
trimestre scorso, il saldo passa dall’8,70% al 26,92%, il dato è comunque di gran lunga inferiore a quello dello stesso periodo del 2008 (64,29%).
La necessità da parte delle imprese di reperire manodopera qualificata e specializzata resta su livelli elevati per tutte le aree contemplate, con particolare riferimento all’area Produzione e Ricerca. Cresce di qualche
punto percentuale, soprattutto per l’area commerciale, il dato relativo al personale a bassa qualificazione.

Confindustria Valle d'Aosta offre alle proprie imprese un consulente gratuito per il credito

Segnalo un'interessante iniziativa di Confindustria per le aziende valdostane.

Ha preso il via ieri lo «sportello per il credito» promosso da Confindustria Valle d’Aosta che prevede l’erogazione di una consulenza gratuita di informazione e assistenza personalizzata in materia creditizia a favore delle imprese associate, finalizzata a fornire agli imprenditori gli strumenti per migliorare le competenze necessarie nella gestione dei rapporti con gli istituti bancari.

Le imprese aderenti a Confindustria Valle d’Aosta potranno usufruire direttamente in azienda di specialisti che conoscono il mondo del credito che possono aiutarle a fornire agli Istituti finanziari e creditizi tutte le informazioni e documenti utili richiesti, al fine di facilitare una corretta valutazione creditizia.

«Il tema del credito – ha dichiarato la Presidente Monica Pirovanoè uno dei temi cardine del mio programma di presidenza. L’iniziativa nasce dalla constatazione che i provvedimenti adottati a livello nazionale e le iniziative di sostegno finanziarie assunte dall’Amministrazione Regionale mirano ad affrontare in misura incisiva la finanza, ma non sono sufficienti per alleggerire la pressione sulle aziende e dare quell’impulso necessario a superare la crisi in atto».

«La gestione del rapporto con gli istituti di credito - prosegue la Presidente - costituisce, non da oggi, un momento fondamentale per garantirsi un’equilibrata operatività e per migliorare la propria struttura finanziaria. Ciò è ancora più importante in un momento come quello attuale, reso difficile da una crisi internazionale della quale non conosciamo ancora i confini, dove i flussi finanziari alle imprese si riducono e l’accesso al credito diventa sempre più complesso e impone alle aziende la massima attenzione».

Il servizio è finalizzato a fornire agli imprenditori gli strumenti per:


- migliorare le competenze necessarie a rappresentare alle banche il proprio status di impresa;


-  migliorare lo stato finanziario ed economico della propria impresa, attivando degli strumenti per conoscere l’andamento aziendale per migliorare il controllo della propria azienda;


-  rappresentare efficacemente lo stato di salute finanziaria dell’azienda, dalla stesura del bilancio, ad un piano finanziario, ad altre informazioni che fotografino la sua attività;


-  valutare e rappresentare le prospettive aziendali, conoscere gli strumenti che consentono di pianificare per tempo i fabbisogni finanziari che serviranno all’azienda per affrontare gli investimenti, per svilupparsi e raggiungere gli obiettivi prefissati.

22 luglio 2009

Indagine previsionale: la risalita si preannuncia lenta

Da confindustria Valle d'Aosta la consueta indagine previsionale trimestrale redatta da Edda Crosa. Le altre indagini potete leggerle qui.

Gli effetti della crisi economica che hanno cominciato a farsi sentire con forza nell’ultimo trimestre del 2008, confermano un quadro congiunturale ancora nel complesso debole per la nostra regione. Il perdurare del segno negativo dei principali indicatori esaminati rende particolarmente difficile prevedere se, quando e con quale intensità si potrà registrare una reale inversione di tendenza. La risalita si preannuncia lenta, sarà certamente necessario molto tempo per recuperare i livelli di attività degli anni passati.

Decelerazione della caduta
Le previsioni per il terzo trimestre 2009 evidenziano una contrazione contenuta dei livelli produttivi che, associata alla prospettiva di un leggero recupero degli ordini sul mercato interno e alla tenuta dell’occupazione, fanno pensare ad una “decelerazione della caduta”.
Anche il Centro Studi di Confindustria, nella pubblicazione “Scenari Economici” del 18 giugno 2009,
prospetta il materializzarsi di una possibile ripresa grazie ai numerosi segnali anticipatori: parziale risalita
della fiducia di imprese e famiglie, rialzi delle borse e delle materie prime, miglioramento degli indici di diffusione dell’attività, ritorno alla crescita dei paesi emergenti, stabilizzazione del mercato immobiliare e attenuazione della riduzione dei posti di lavoro negli Stati Uniti. In tale contesto sono ancora le imprese del settore metalmeccanico, legate alla siderurgia e all’automotive, ad avvertire maggiori difficoltà soprattutto sul versante della produzione e degli ordinativi sia sul mercato nazionale che per l’estero.

Livelli occupazionali confermati
Più in generale non si assiste ad una diversificazione di andamenti per classe dimensionale delle imprese.
Diminuiscono le imprese che prospettano una riduzione degli organici, e vengono confermati, dalla
larga maggioranza delle imprese intervistate, i livelli occupazionali. Per sostenere il dato occupazionale le
imprese infatti ricorrono con maggiore intensità alla cassa integrazione facendo registrare un nuovo record dopo quello stabilito nel precedente trimestre.

Ritardo negli incassi e stretta selettiva del credito bancario
Dal punto di vista finanziario si riscontra, anche per il terzo trimestre, una situazione di ritardo negli incassi in
linea con le rilevazioni precedenti. Le maggiori criticità si concentrano sul comparto manifatturiero che segnala maggiori tensioni nel ciclo dei pagamenti clienti-fornitori. Il costo del credito registra un leggero
calo ma il quadro dei rapporti fra il sistema bancario e le imprese appaiono, soprattutto in questa fase, ancora particolarmente complessi e delicati. Il Centro Studi di Confindustria ha rilevato che la stretta selettiva del credito bancario alle imprese e alle famiglie ha comportato un irrigidimento dei criteri di erogazione e un aumento degli spread. I tassi pagati dalle imprese sono scesi ma gli spread sull’Euribor restano molto alti, soprattutto sui fidi di minori dimensioni. Per sostenere la ripresa è essenziale che la riduzione dei tassi prosegua nei prossimi mesi. Si inverte la tendenza del costo delle materie prime che, dopo il crollo degli ultimi due trimestri, evidenzia un rialzo di qualche punto percentuale.

Investitori sardi per Eurotravel

Ita Club s.r.l. è la nuova società che ha il controllo gestionale del Tour Operator Eurotravel e della ET Service, la divisione di gestione alberghiera per le strutture ET Hotels & Resorts.


L’operazione è stata portata a termine da un gruppo di finanzieri italiani, guidati da Giorgio Mazzella, imprenditore turistico e Presidente della Banca di Credito Sardo. Giorgio Mazzella è proprietario di sette alberghi in Sardegna. Si tratta del Telis Village, dell’Hotel Club Calamoresca e del Relais Monteturri di Arbatax, del Grand Hotel Capo Boi e l’Hotel Timi Ama (Pullman Hotel) a Villasimius, del Residence Torre delle Stelle sulla costa di Villasimius, e del Sighientu Village Hotel a Marina di Capitana nei pressi di Cagliari. Mazzella è anche Presidente della Società di Gestione dell’Aeroporto di Tortolì (GE.AR.TO SpA) e editore dell’emittente Televisiva Sardegna Uno (389 Sky).

Nella compagine societaria di Ita Club s.r.l. figurano altri importanti figure imprenditoriali: sia del settore finanziaro, sia del settore alberghiero, come ad esempio i soci operativi della Compagnia Gestione Alberghi s.r.l. che si occuperà di garantire l’operatività delle attività di tour operating di Eurotravel.

Tra i soci figurano Giancarlo Bolengo, con esperienza in diversi tour operator italiani, che gestirà la parte relativa all’operatore turistico, ed Enzo Tasca, Presidente di Ita Club, che vanta un passato di direzione di strutture turistiche, e che si occuperà del comparto alberghiero.
Il settore amministrazione e finanza è stato assegnato a Renato Cicosta.

Di fatto l’operatitività di Ita Club è già iniziata in quanto la nuova società gestisce fin da oggi direttamente le strutture di Fontane Bianche a Cassibile (Sicilia), Telis Village di Arbatax, Park Hotel di Baia Sardinia (Sardegna), Cala dei Saraceni a Roseto Capo Spulico (Calabria), Albatros Resort di Marina di Lesina e il Residence Club Eden di Torre Ovo (Puglia).

21 luglio 2009

Capitale circolante: 5 milioni dalla San Paolo alle Pmi valdostane

Confindustria Valle d’Aosta e Intesa Sanpaolo, con la collaborazione di Confidi Industriali Valle d’Aosta, hanno firmato oggi un accordo che mette a disposizione delle imprese sul territorio fino a 5 milioni di euro di nuovi finanziamenti quale sostegno al capitale circolante per affrontare le sfasature di cassa collegate ai flussi dei pagamenti della clientela.

L’accordo è stato siglato ad Aosta da Monica Pirovano, Presidente di Confindustria Valle d’Aosta, Carlo Berselli, direttore Marketing Imprese di Intesa Sanpaolo e Adriano Maestri, direttore regionale di Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria di Intesa Sanpaolo.
In un momento particolarmente critico per il mercato, molte imprese si trovano ad affrontare problemi di liquidità legati a criticità e ritardi nei tempi di incasso dei crediti della propria clientela: questa iniziativa offre loro una nuova concreta opportunità di credito.

Grazie all’iniziativa Capitale circolante la Divisione Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo diretta da Francesco Micheli erogherà alle imprese nuovi finanziamenti in un apposito conto affidamento temporaneo, della durata di 12 mesi, per dilazionare l’addebito di eventuali pagamenti insoluti ricevuti dalla propria clientela.

Gli insoluti giunti nel trimestre verranno addebitati su un conto dedicato. L’azienda avrà tre mesi di tempo per incassare il credito e ridurre l’utilizzo del fido, ripristinando la disponibilità per eventuali ulteriori fabbisogni di liquidità con la stessa finalità. Alla fine dei tre mesi, gli importi dei crediti non saldati verranno trasferiti sul conto ordinario, ripristinando peraltro la disponibilità del fido per ulteriori necessità.

L’iniziativa Capitale circolante rappresenta per le imprese l’accesso a nuovi finanziamenti, che verranno assegnati per un importo massimo di 250.000 euro per ogni azienda e comunque non oltre l’ammontare del 25% del castelletto già attivato dall’impresa.

Potranno usufruire dell’iniziativa Capitale circolante tutte le imprese associate al sistema confindustriale valdostano, con un possibile plafond di nuovi affidamenti per 5 milioni di euro. In considerazione della necessità di estrema tempestività nell’erogazione di questa particolare forma di credito, sono stati riservati canali privilegiati per accelerare al massimo i tempi di delibera degli affidamenti da parte di Intesa Sanpaolo.
I nuovi affidamenti saranno garantiti, in misura del 50%, da Confidi Industriali Valle d’Aosta.

«E’ determinante per superare questa fase recessiva, che si preannuncia lunga e duratura, – ha dichiarato Pirovano – non ridurre e non far mancare il sostegno finanziario alle imprese, soprattutto alle PMI. Capitale circolante costituisce una risposta tangibile ai bisogni di maggiore liquidità delle imprese derivanti dall’accresciuta tendenza di non rispettare i termini di pagamento. Congelare per tre mesi gli insoluti dà un po’ di respiro alle aziende, con una mitigazione del rischio creditizio grazie alla garanzia del Confidi Industriali Valle d’Aosta. Il recente accordo stipulato tra Intesa Sanpaolo e Confindustria Piccola Industria per il rinvio delle rate di mutui e leasing e la ricapitalizzazione rientra negli sforzi comuni di mantenere la continuità nell’afflusso di credito al sistema produttivo e di promuovere interventi per il rafforzamento patrimoniale ed il miglioramento del rating».

«Capitale circolante - ha commentato Berselli - coniuga efficacemente la necessità di affiancare le imprese che vogliono superare con successo l’attuale crisi del mercato con l’esigenza altrettanto importante di salvaguardare la loro capacità di produrre e di competere. Questo è un esempio delle tante iniziative che il nostro Gruppo ha messo a punto a favore del sistema imprenditoriale del Paese, con particolare attenzione per la piccola e media impresa. Ricordo ad esempio quella rivolta ad oltre 30.000 PMI, che offre la possibilità di rinviare di un anno il pagamento delle rate su mutui e leasing, dando così un importante contributo alla gestione dei flussi finanziari. Nell’ambito dell’iniziativa offriamo strumenti per favorire la
capitalizzazione aziendale con linee di finanziamenti che aiutano l’impresa nei suoi programmi di rafforzamento patrimoniale».

«Con questa iniziativa offriamo un altro concreto supporto alle imprese – ha aggiunto Adriano Maestri - e insieme a Confindustria Valle d’Aosta diamo un fattivo sostegno all’economia del territorio, dimostrando di essere vicini agli imprenditori in questo momento non privo di criticità per il nostro sistema produttivo ma che può e deve essere superato insieme. In quest’ottica del fare e del fare bene per le nostre imprese si colloca ad esempio l’iniziativa ‘Ponte per la ripresa’, con l’intervento del Confidi che garantisce gli affidamenti al 50%, della durata di 18 mesi meno un giorno, a sostegno del circolante delle imprese per uscire al meglio dalla crisi».
 

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