21 maggio 2010

Dare una Speranza a questa Città

Vi propongo il fondo che ho pubblicato sul Corriere della Valle che trovate in edicola questa settimana, dedicato, ovviamente, alle elezioni comunali.

Un’agenda di speranza concreta ispirata coerentemente alla Caritas in Veritate, che vuole essere voce e strumento del popolo italiano con l’Eucaristia quale fondamento della dottrina sociale e del bene comune. Sono queste le indicazioni del Documento-Agenda preparatorio per la 46a Settimana Sociale dei Cattolici Italiani che si svolgerà a Reggio Calabria dal 14 al 17 ottobre 2010. Viene da chiedersi se anche la città di Aosta abbia bisogno di qualcosa di simile. Di certo c’è necessità di un progetto che parta da una vocazione, c’è necessità di capacità di ascolto e allo stesso tempo di guida.
Di saper distinguere i malumori che nascono da piccoli egoismi da quelli che sono frutto di giuste rivendicazioni. Non deve essere facile fare il primo cittadino di una città di neppure quarantamila anime che, per giunta, è pure capoluogo di regione. Sottoposti a mille pressioni. Dico questo perché voglio evitare di affacciarmi da un pulpito (anche se il Dna di questo giornale lo autorizzerebbe più di altri). Vorrei però non limitarmi al semplice invito al voto – che è peraltro importantissimo –. Per questo sempre attingendo dal documento vi propongo alcune parole chiave, declinabili a livello nazionale,regionale come comunale. Frammenti di una piccola bussola utili a chiunque si prepari a governare la città,
tasselli di un puzzle che aiutano il compiersi del bene comune. Ovviamente senza dimenticare anche l’importante appello del Forum delle Associazioni familiari che il Corriere ha pubblicato integralmente la scorsa settimana.

Una parola importante per il documento è “intraprendere”. «In Italia – si legge - c’è ancora una riserva di capacità di lavoro e di impresa che non teme il mercato. È certo questa una delle condizioni che ci consente di guardare realisticamente alla ripresa delle crescita secondo e verso il bene comune, e in particolare di quella sua componente che è la crescita economica». Credo che questo possa tradursi in un ascolto più attento delle associazioni di categoria da parte della politica che non soltanto possono offrire la loro personale visione della città, ma anche offrire un contributo creativo. Per chi si occupa di turismo in città sta per suonare l’ultima campanella. O si mette in campo uno sforzo comune oppure la città si avvierà al declino.

L’altra parola  è educare. «In un momento di emergenza educativa, - si legge ancora nel documento
- c’è una particolare risorsa che va liberata. Si tratta di quelle persone adulte che non vengono meno alla vocazione a crescere come persone e ad accompagnare nell’avventura educativa i giovani e i piccoli. Non c’è bene comune se ai soggetti dell’educazione non viene riconosciuto per intero il loro prezioso e insostituibile ruolo anche pubblico. L’emergenza educativa si manifesta come grave crisi di bene comune». Qui il piano comunale può tradursi nell’attenzione ai luoghi e alle strutture dove l’educazione si trasmette. Penso alle scuole, ai luoghi del tempo libero. Alla valorizzazione delle attività educative per l’attività ordinaria che quotidianamente compiono, come ad esempio gli Oratori. Quali riflessioni si sono fatte in tal senso rispetto ad una struttura come può essere la Cittadella?

Una città non è fatta soltanto di mura, ma soprattutto della voglia di viverci dei suoi cittadini.


Il Testo dell'appello del Forum così come è stato pubblicato sul numero della scorsa settimana del Corriere della Valle.

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