27 luglio 2010

Una Storia della Valle d'Aosta Molto Contemporanea

Posto con piacere una presentazione dell'ultima fatica letteraria del ricercatore Elio Riccarand.L'argomento è tutt'altro che alieno a questo blog in quanto quest'ultimo volume come d'altronde i precedenti pone l'economia (e la finanza pubblica in primis) al centro di una partita che ha influito profondamente sul Dna di questa regione.

Le trilogie vanno di moda ma ci sono casi in cui evidentemente diventano necessità improcrastinabili. Elio Riccarand, ha completato la sua Storia della Valle d’Aosta contemporanea. Dopo i volumi dedicati al 1919-1945 e al 1946-1981 sarà nelle librerie il volume che ci porta al 2009, cioè dall’ordinamento finanziario del 1981 al federalismo fiscale del 2009.

Nell’autore appare evidentemente che questi ultimi trent’anni descrivono un ciclo storico che potrebbe dirsi concluso. La crescita delle risorse economiche inarrestabile in questi anni (per fino arrembante nel primo decennio) potrebbe subire per la prima volta non soltanto uno stop ma addirittura una diminuzione. Ma al di là della visione di futuro che può suggerire il testo (e che uno storico non può del tutto ignorare) è evidente, come non manca di sottolineare nella sua prefazione il docente di storia contemporanea Marco Brunazzi che l’autore affronti la sfida ardua di «chi si misura sul terreno sfuggente, mobile, sismico ed evanescente come un miraggio della contemporaneità ravvicinata al punto di conservare la crisalide di cronaca mentre già si vorrebbe avesse ali di vera storia».

Indubbiamente l’impegno si complica se di questa storia, come Riccarand, si è pure stati protagonisti. Tuttavia, in attesa di leggere l’opera con più attenzione le parole di Tullio Omezzoli e di Paolo Momigliano Levi, presenti alla presentazione dell’opera dell’amico nonché collega, fanno pensare che molti degli apparenti scogli siano stati superati. Omezzoli precisa che l’opera si caratterizza soprattutto per la sua «non partigianeria» e volendo evidenziarne un difetto osserva come si soffermi molto su economia e politica e trascuri società civile e mondo culturale, critica condivisa anche da Momigliano.

Dando una scorsa all’indice i temi comunque di interesse rimangono davvero tanti. Basta citare semplicemente i titoli di alcuni capitoli: «Popolazione, economia e condizioni di vita negli anni Ottanta» oppure «La Politica. Dalla crescita unionista degli anni Ottanta al “Ribaltone” del 1990». Ma anche il capitolo sulle finanze regionali, tema apparentemente arido, offre i contenuti adatti per comprendere l’attuale dibattito sull’iva da importazione. Benedetto Croce scriveva che la «Storia è sempre storia del presente», ma - mi si passi il gusto per il paradosso - nel leggere di questo passato non si può non vedere molto del nostro futuro.

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