30 aprile 2014

Massimo #Lévêque: «la #greeneconomy può dare un futuro alla Valle d'#Aosta»

Propongo l'intervista all’economista Massimo Lévêque che ha curato per la Camera di Commercio di Aosta, editore Franco Angeli, il volume «La Greeneconomy in Valle d’Aosta».

Prima di tutto come nasce questo testo?
Questo volume è il risultato di una ricerca commissionata dalla Chambre Valdôtaine e che aveva come obiettivo di comprendere questo mondo della green economy, cioè dell’economia sostenibile e che da più parti pare essere non soltanto uno dei segmenti che ha patito meno la crisi ma che ha pure manifestato segni di dinamismo e crescita anche nel periodo di crisi, e capire quali presupposti e prospettive potevano esserci per la nostra realtà valdostana.

Il testo mette insieme più soggetti...
La ricerca è stata fatta a più mani, con più competenze. Per quanto riguarda l’analisi del posizionamento della Valle d’Aosta rispetto al resto delle regioni italiane è intervenuta Fondazione Impresa di Venezia, che ha elaborato l’indice di green economy per tutte le regioni italiane; per la parte di esame del sentiment, cioè delle condizioni di partenza della popolazione, dei vari operatori, imprese e policy makers, ha lavorato il Centro studi di Slow food con la professoressa Scafidi. C’è stata poi una parte curata dal professor Gorla dell’Università della Valle d’Aosta, specificatamente quella sulle policy, cioè sulle politiche che sarebbe auspicabile mettere in campo per accompagnare un processo di sviluppo green, però il lavoro è stato fatto insieme. C’è stato uno stretto coordinamento fra tutti che ho curato personalmente io e che ha dato omogeneità al lavoro e un senso compiuto e coerente.

Il sottotitolo parla di scenari e opportunità. Partiamo dallo stato dell’arte…
I risultati della ricerca sono confortanti. Per due ragioni. Il primo dato obiettivo è che la vocazione green della Valle d’Aosta è insita nella sua natura, nella sua configurazione. Basti pensare che per esempio solamente nel comparto energetico siamo nell’eccellenza e questo è merito della caratteristica della Valle, delle sue acque, delle sue dotazioni naturali.  Però dal punto di vista anche delle risorse, umane e imprenditoriali, i dati emersi sono stati confortanti. Noi abbiamo intervistato più di 500 famiglie e l’attitudine, la sensibilità per esempio a nuovi stili di vita e di consumi – nel libro si trova quanti sono disposti a spendere un po’ di più per poter mangiare bio o avere elettrodomestici a basso consumo – è indubbiamente significativa. E direi un po’ su tutte le fasce di età e su tutto il territorio. In secondo luogo abbiamo approfondito questi argomenti con gli imprenditori e con i decision maker, cioè coloro che sono nelle istituzioni, nell’amministrazione pubblica, negli enti locali attraverso dei focus group, cioè delle riunioni dove abbiamo posto delle domande e fatto discutere fra di loro queste persone e anche in questo caso, malgrado molte difficoltà emerse – ad esempio quelle di tipo burocratico per far partire nuovi progetti, la incoerenza a volte fra certe norme che da una parte aiutano il green e dall’altra il brown e quindi l’esigenza di andare incontro ad una razionalizzazione delle politiche – constatiamo un punto di partenza buono. Addirittura abbiamo pubblicato sul volume 10-12 casi esemplari di imprese che sono già green, in tutto o in parte, senza che ci sia stato nessun tipo di sostegno o di politica e sono in settori diversificati. Non soltanto energia o progettazione nel campo energetico come è facile pensare che sia ma nell’agricoltura biologica, nella ricerca e sviluppo sperimentale. C’è un Institut agricole che è una straordinaria struttura non solo di formazione, ma di ricerca applicata proprio nei comparti sostenibili.

Quali sono dunque i settori di interesse?
Quando si parla di green economy si tende a circoscrivere l’ambito a quei primi settori di economia sostenibile che sono stati evidenziati nel tempo cioè energetico e rifiuti. In realtà le attività green e i prodotti e servizi a base green sostenibili sono molto più trasversali. Noi abbiamo individuato come potenziale per la Valle d’Aosta  il settore ovviamente dell’agricoltura, ma pure il manifatturiero, per esempio nel campo del food e del legno, legato a quello delle costruzioni, normalmente considerato poco green mentre sta diventando in alcune aree europee trainante per il proprio comparto. Si tratta di un nuovo modo di costruire, di costruire con risparmio energetico, bioarchitettura.Poi c’è quello dei rifiuti inteso non soltanto nella logica tradizionale, il cosiddetto ambito delel tre R, cioè riduzione degli scarti, riuso, tema molto per una realtà valdostana dove le tracce della tradizione e dell’etnografia sono importanti. Penso che dal riuso di tante cose che noi abbiamo a casa s potrebbero fare delle piccole cose interessanti anche come impresa. Senza dimenticare il riciclo. E poi il turismo. Sul turismo green ci sono degli spazi straordinari. Pensiamo soltanto ai dati nazionali ed europei sulla bicicletta che non è un prodotto green, ma quello che implica il turismo legato alla bicicletta offre spazi straordinari per un’offerta di contorno dal punto di vista ricettivo, delle infrastrutture che è legato ad una sostenibilità che non il turismo con l’auto.

Siamo in un momento di crisi economica mi sembra che con la green economy si possa delineare una sorta di percorso di sviluppo per il sistema…
Sì. Intanto uno degli aspetti importanti di questo lavoro, del piacere di presentarlo è che in un momento in cui gli interventi, le relazioni, le presentazioni sono tutte improntate al pessimismo della crisi, ai dati certamente inquietanti che sanciscono un ritorno al Pil del 2000, ai consumi del 2001 e gli occupati sono sui livelli del secondo semestre 2003 - si tratta di dati nazionali, ma anche in Valle ci sono stati forti segnali di crisi – questo comparto dà segnali incoraggianti e ci consente da un lato di affermare che nulla è più come prima ma allo stesso di tornare a visioni che possono essere positive.

Il testo è molto ampio. Avete anche provato ad immaginare degli scenari concreti?
Intanto abbiamo cercato di misurare lo stato dell’arte. Dall’indice di green economy regionale la Valle d’Aosta si posiziona al secondo posto dopo Trento e Bolzano. Questo significa che oggi dagli ultimi dati in nostro possesso ci ritroviamo con il 2% di imprese che offrono prodotti e servizi green, cioè circa 150 aziende. E’ un punto di partenza interessante. Naturalmente ci siamo occupati di quelle che offrono prodotti e servizi green, ma ce ne sono pure altre che non offrono prodotti green, ma sono intervenute sui processi. Abbiamo poi provato se con un’ipotesi di penetrazione media, diciamo prudente, nell’arco di un settennio che cosa possiamo trovarci. L’ipotesi è di 1400-1500 imprese, cioè decuplicare il dato attuale, e circa 4500-4700 occupati che naturalmente più sono aggiuntivi e non sostitutivi e più è benefico per il nostro mercato del lavoro. Possiamo pensare a circa 300 milioni di valore giunto, pari all’8% dell’attuale Pil. In sintesi una presenza importante anche se non prevalente e in grado di connotare la Valle come una regione dove l’economia sostenibile ha preso piede e ha il suo spazio.

E’ una strategia fondamentale anche in un momento in cui inevitabilmente ci deve essere un nuovo protagonismo del privato…
La sostenibilità per molti anni dai tradizionalisti è stata considerata come nemica della competitività Oggi invece pare che sia un elemento importante: C’è una relazione tra sostenibilità e competitività forte nel senso che il green sta diventando causa ed effetto di competitività. Pensiamo ad una regione turistica come la nostra: avere un label all green sicuramente costituirebbe un brand forte, e assicurerebbe un valore aggiunto incrementale all’immagine della Valle.

Questo è insomma il sogno?
Più che un sogno è un auspicio, una visione. Naturalmente non è facile in quanto gli aspetti educativi e formativi sono alla base di un simile sistema. Ci vuole anche un software dell’economia green che passa attraverso la cultura, la competenza, la conoscenza dei consumatori e dei professionisti che vi operano.

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