28 febbraio 2015

Un mio ricordo di Michele #Pignataro

Mi permetto un piccolo ricordo personale di Michele Pignataro tratto dal libro che ho pubblicato nel novembre 2005, edito da Musumeci, in occasione del trentennale del Confidi Industriali.


Michele Pignataro, classe 1925, divide la sua vita fra le coste mediterranee  della Francia e le montagne della Valle d’Aosta, dove oggi il figlio Pier Sandro,  architetto, noto anche per le sue imprese sportive legate al mondo della barca a vela e dell’alpinismo, prosegue con la stessa passione e tenacia l’attività imprenditoriale paterna.
Lo abbiamo incrociato di ritorno dalla terra transalpina dove ama ritirarsi quando il rigore dell’inverno ai piedi delle Alpi si fa più intenso. Pignataro ha ricordi felici del Confidi e dei suoi anni da Presidente dell’Avi e gli piace farne memoria. Una circostanza che si arricchisce grazie al fatto di averlo incontrato ad Aosta, proprio nella sede di Confindustria, pochi giorni dopo il suo ottantesimo compleanno.
«Già agli inizi degli anni settanta – racconta- sapevamo che il mondo dell’industria non sarebbe stato più lo stesso. La nuova dirigenza della Cogne scelse di puntare sulla quantità piuttosto che sulla qualità abbandonando la produzione degli acciai speciali. Una decisione inspiegabile anche perché la Cogne disponeva di circa 1000 brevetti legati a quella tipologia di acciaio e si confrontava alla pari con le acciaierie svedesi, allora note in tutto il mondo. Se, tanto per fare un esempio, l’acciaio speciale era venduto a 1000 quello normale lo era a 100, di conseguenza per quanto si aumentasse la produzione il gap era difficilmente colmabile e così per la siderurgia in Valle sembrò iniziare un’inevitabile declino. Contemporaneamente nascevano tante piccole industrie legate al comparto plastico e ai suoi derivati e si stava sviluppando l’indotto Fiat e Olivetti. Come Associazione industriali dovevamo assicurare nuovi strumenti finanziari per sostenere queste aziende in un periodo caratterizzato da inflazione e alti tassi di interesse».

Noussan, Bordon e Pignataro si interrogavano spesso su quale potesse essere l’istituto nuovo in grado di sciogliere quel nodo così cruciale. Ma talvolta le piccole vicende personali sono un po’ come gli scambi sulle rotaie e modificano il percorso. «Mio figlio – continua Pignataro - studiava all’Istituto San Giuseppe ed era compagno di collegio del figlio di Mario Borgone, allora Direttore dell’Unione Industriali di Torino. Il figlio veniva spesso a casa nostra e così grazie a quel contatto così apparentemente casuale riuscii ad avere un appuntamento con il padre e grazie a lui iniziai a capire cosa si poteva fare con un Consorzio. In una successiva seduta di giunta sempre con Bordon e Noussan decidemmo di rivolgerci per una consulenza al professor Mario Boidi, docente di tecniche bancarie presso l’Università di Economia e Commercio di Torino. Avemmo un incontro nel quale ci propose addirittura un modello per la costituzione del Consorzio. Stilammo allora un documento che fu presentato alla giunta. Poi il progetto rimase nel cassetto per tre anni. I direttori delle banche sulla piazza aostana non sembravano comprendere l’utilità di questo nuovo strumento di credito. Dovemmo così attendere il 1974, cioè l’arrivo a capo della sede centrale regionale della San Paolo di Giancarlo Ricci, coadiuvato dal dinamico Zanotti. Il nuovo direttore arrivava da Milano e, quindi, molto più dei suoi predecessori, era in grado di comprendere la portata innovativa della nostra proposta e così il progetto nel giro di un anno arrivò finalmente a buon fine». 

0 commenti:

 

© ImpresaVda Template by Netbe siti web