15 febbraio 2017

Jean Dondeynaz (#Cisl): «Dobbiamo ridare fiducia, speranza e lavoro ai giovani»

Jean Dondeynaz
Intervista a Jean Dondeynaz, nuovo segretario generale della Cisl che ha raccolto il testimone di Riccardo Monzeglio dopo la sua prematura scomparsa.

Un passaggio di consegne non è mai facile, in questo caso immagino lo sia stato ancora di più... 
Sì. La scomparsa prematura di Riccardo Monzeglio oltre ad averci rattristato e scosso, ha sicuramente complicato un fisiologico passaggio di consegne. Non tanto negli aspetti pratici quanto in quelli più informali come l’accompagnamento, il confronto e il supporto.
Come oggi la Cisl interpreta il proprio ruolo?
Il ruolo della Cisl e più in generale del sindacato, è quello di riappropriarsi dello status di corpo intermedio nella società, ruolo da svolgere con tutti gli interlocutori istituzionali e non. Un ruolo da attualizzare alle nuove e più variegate richieste provenienti dal mondo del lavoro. In concreto ritengo si debba affiancare alle tutele collettive ed individuali dei lavoratori anche un ruolo più propositivo che metta a disposizione le esperienze dei lavoratori in ambito organizzativo, ma che non venga banalizzato come una semplice difesa di interessi personali delle persone che rappresentiamo insomma un valore aggiunto. La riprova di ciò e che le aziende europee che condividono maggiormente questi principi e più precisamente hanno importanti compartecipazioni dei lavoratori sono quelle che sono maggiormente competitive.
Quali sono le principali emergenze occupazionali a livello nazionale?
La prima e grande emergenza è che purtroppo manca il lavoro. E purtroppo manca per le nuove generazioni. Per i giovani per i quali sempre con più frequenza l’unico sbocco occupazionale è rappresentato dall’estero con conseguenti massicci esodi. Vi è poi l’altra questione di assoluta emergenza che sono i contratti atipici . Stanno diventando la regola a scapito del lavoratore che non vede prospettiva e futuro. A questo va aggiunto che vi è una continua crescita delle partite Iva fenomeno che probabilmente maschera lavoro subordinato senza ovviamente nessuna tutela. 
Dal punto di vista occupazionale quali sono i settori a livello regionale più in difficoltà?
Il panorama occupazionale regionale e leggermente migliore di quella nazionale grazie anche ad alcuni interventi regionali, ma purtroppo non è ancora soddisfacente. La ripresa è ancora molto lenta e soprattutto disomogenea anche all’interno dello stesso settore, come ad esempio quello industriale che vede Cogne e Brabant in crescita e un certo perdurare della crisi nelle altre industrie. Ma a destare maggiore preoccupazione è il settore edile che non riesce a ripartire. Va detto che il confronto diventa impietoso se pensiamo agli anni 2009-2010 dove lo stesso settore produceva in percentuale il doppio della media nazionale del Pil. Ovviamente è un'utopia pensare a quegli anni e cercare di replicarli. Quello era il tempo delle grandi opere che non tornerà più. L’auspicio in questo settore è quello di rivedere almeno segnali di ripresa. Infine luci e ompre anche nel settore terziario e servizi dove turismo e in ripresa mentre commercio e grande distribuzione un po meno.
Come giudicate le scelte della Politica regionale sul fronte del lavoro?
Il bilancio regionale potrà contare su più risorse che se utilizzate come annunciato favoriranno investimenti e inevitabili positive ricadute anche sul mondo del lavoro. Mi sembra di aver intuito, che finalmente si passi dal concetto di sussistenza ad un modello più responsabile di interventi rivolti alle politiche del lavoro dove cresca in tutti noi un maggior senso di competitività e responsabilità.
Avete dei suggerimenti?
Rispetto al mondo del lavoro ritengo determinante che le politiche per il lavoro e della formazione riescano ad anticipare i tempi, siano più flessibili e dinamiche proprio perché l’economia globale poco si adatta a modelli statitici e non al passo con i tempi.
A livello regionale tra i sindacati si avvertono meno frizioni che a livello nazionale. E' vero e se sì perchè?
Premesso che ritengo fondamentale una sana unitarietà dove ci si confronta anche animatamente, ma sempre nel rispetto reciproco sono gli stessi lavoratori che su temi veramente importanti ce lo chiedono. La storia sindacale della nostra regione ha sempre valorizzato l'unitarietà’ che nel nostro caso è differente anche nei numeri, infatti in valle i sindacati confederali sono 4. Questo non e un fattore banale, la mediazione è più complessa ma di riflesso le frizioni sono meno frequenti e più’ velocemente sanabili. Va poi detto che se fossimo sempre d’accordo su tutto non sarebbe logico avere una pluralità’ di sigle sindacali...
Un sogno sindacale da realizzare?
Il mio sogno sindacale e ambizioso, ma non impossibile ed è quello di ridare fiducia, lavoro e speranza ai giovani, attraverso importanti accordi di sistema. Questo lo si può fare rivedendo nel complesso alcune rigidità al rinnovamento dove pubblico e privato trovano equilibrio, dove la persona torni ad essere al centro dei nostri ragionamenti, dove si faccia attenzione alla cassa ma non a tutti i costi, dove gli investimenti siano veramente propedeutici al rilancio.  

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