24 febbraio 2017

Quale bene comune per la Valle d'#Aosta?

Propongo l'editoriale che ho scritto questa settimana per il Corriere della Valle? Semplici spunti di riflessione...
Da tempo mi interrogo in merito alla recente crisi politica che ormai si trascina nella nostra regione creando confusione, incertezze, lacerazioni nel tessuto anche sociale valdostano. In questa scenario convulso diventa difficile dire qualcosa che non rischi di aggiungersi alla confusione o, peggio, apparire di parte. Sono perciò andato alla ricerca di una sorgente che potesse aiutarmi e l’ho trovata nella Dottrina sociale della Chiesa. Ma la mia non è stata una ricerca casuale. La mia riflessione mi ha portato a pensare che in questo momento si sia persa o, perlomeno, si fatichi a trovare l’idea di bene comune per chi vive in questa regione. E con quest’idea ho affrontato il testo.
Ho individuato così quattro passaggi che propongo con semplicità. Disposto anche ad ospitare le riflessioni di chi vorrà entrare in relazione con questo pensiero.
Prima di tutto diciamo cosa non è. «Il bene comune non consiste nella semplice somma dei beni particolari di ciascun soggetto del corpo sociale. Essendo di tutti e di ciascuno è e rimane comune, perché indivisibile e perché soltanto insieme è possibile raggiungerlo, accrescerlo e custodirlo, anche in vista del futuro. Come l'agire morale del singolo si realizza nel compiere il bene, così l'agire sociale giunge a pienezza realizzando il bene comune. Il bene comune, infatti, può essere inteso come la dimensione sociale e comunitaria del bene morale».
Poi facciamo un pro-memoria a noi stessi e a chi ci legge anche senza avere ruoli politici: «Il bene comune impegna tutti i membri della società: nessuno è esentato dal collaborare, a seconda delle proprie capacità, al suo raggiungimento e al suo sviluppo. Il bene comune esige di essere servito pienamente, non secondo visioni riduttive subordinate ai vantaggi di parte che se ne possono ricavare, ma in base a una logica che tende alla più larga assunzione di responsabilità. Il bene comune è conseguente alle più elevate inclinazioni dell'uomo, ma è un bene arduo da raggiungere, perché richiede la capacità e la ricerca costante del bene altrui come se fosse proprio».
Infine un passaggio sui compiti della comunità politica: «Per assicurare il bene comune, il governo di ogni Paese ha il compito specifico di armonizzare con giustizia i diversi interessi settoriali. La corretta conciliazione dei beni particolari di gruppi e di individui è una delle funzioni più delicate del potere pubblico. Non va dimenticato, inoltre, che nello Stato democratico, in cui le decisioni sono solitamente assunte a maggioranza dai rappresentanti della volontà popolare, coloro ai quali compete la responsabilità di governo sono tenuti ad interpretare il bene comune del loro Paese non soltanto secondo gli orientamenti della maggioranza, ma nella prospettiva del bene effettivo di tutti i membri della comunità civile, compresi quelli in posizione di minoranza».
Tutto questo anche per dire che, in questa particolare circostanza storica, occorrerebbe uno spirito costituente, che non elimini le differenti progettualità politiche, ma che le metta al servizio di un ideale più alto. Gli stessi anniversari dello Statuto e dell’Autonomia dovrebbero aiutarci in questo, in modo da non apparire vuoti simulacri.
Per noi cristiani – e cito ancora la Dottrina sociale della Chiesa - «Il bene comune della società non è un fine a sé stante; esso ha valore solo in riferimento al raggiungimento dei fini ultimi della persona e al bene comune universale dell'intera creazione. Dio è il fine ultimo delle sue creature e per nessun motivo si può privare il bene comune della sua dimensione trascendente, che eccede ma anche dà compimento a quella storica. Questa prospettiva raggiunge la sua pienezza in forza della fede nella Pasqua di Gesù, che offre piena luce circa la realizzazione del vero bene comune dell'umanità. La nostra storia — lo sforzo personale e collettivo di elevare la condizione umana — comincia e culmina in Gesù: grazie a Lui, per mezzo di Lui e in vista di Lui, ogni realtà, compresa la società umana, può essere condotta al suo Bene sommo, al suo compimento. Una visione puramente storica e materialistica finirebbe per trasformare il bene comune in semplice benessere socio-economico, privo di ogni finalizzazione trascendente ovvero della sua più profonda ragion d'essere».

Fabrizio Favre

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