31 marzo 2017

Richard Lanièce: «Il mio sogno è fare di #Coldiretti la casa moderna del mondo agricolo valdostano»

Questa settimana intervistiamo Richard Lanièce da nemmeno un mese nuovo direttore di Coldiretti.

Come arriva a quest’esperienza?
Io parto da un’esperienza un po’ lontana dal mondo agricolo. Dopo oltre 12 anni di direzione di un consorzio turistico nell'area del Gran Paradiso, quindi comunque un’attività legata alla promozione del territorio e delle produzioni tipiche, enogastronomiche in primis, nel 2012 sono stato chiamato ad assumere l'incarico di Direttore del Confidi Agricoltori della Valle d'Aosta, un'esperienza che mi ha permesso di entrare in stretto contatto con il mondo agricolo e conoscere direttamente le difficoltà che le aziende locali si trovano ad affrontare quotidianamente. Dopo 5 anni al Confidi è giunta, nello scorso autunno, la proposta di entrare nella grande famiglia di Coldiretti, la più grande associazione nazionale per quanto riguarda il settore agricolo, prima ho fatto un’esperienza presso la Federazione di Torino fino a questi giorni e all'incarico di direttore della Coldiretti valdostana dal 1° marzo. 

La vicinanza al mondo agricolo è nel dna di famiglia…
Diciamo che è un ritorno al passato. La mia è, infatti, una famiglia strettamente legata alla terra anche se le ultime generazioni non hanno mai vissuto di agricoltura. Ma la cura della terra, la fatica nel lavorare la terra e la soddisfazione nella raccolta dei frutti della terra sono elementi  che fanno parte del DNA familiare. Ma soprattutto devo ricordare l'esempio di mio padre che ha vissuto tutta la sua attività lavorativa nella Coldiretti nella veste di responsabile regionale del Patronato Epaca. I ricordi, al riguardo, sono tanti ma soprattutto sono tanti gli insegnamenti ricevuti che io mi auguro di poter mettere in pratica nel migliore dei modi in questo nuovo ruolo a sostegno del mondo agricolo. 

Come è stato il passaggio di consegne con Mossoni?
La mia nomina a Direttore è frutto di un percorso condiviso tra la Coldiretti Regionale e quella Nazionale e, pertanto, tutto è assolutamente tranquillo, c’è una piena condivisione. Diciamo che è un cambio generazionale. Mossoni avrà ancora un ruolo di delegato confederale ma si sta avvicinando alla pensione e quindi si è trattato di un passaggio assolutamente naturale. E’ chiaro che io mi trovo a gestire una situazione particolare con la necessità di effettuare delle scelte immediate con uno sguardo a quello che vuole e deve divenire la Coldiretti in futuro.

Per il mondo agricolo è un momento delicato, soprattutto per la zootecnia…
Servono delle decisione operative immediate. E’ purtroppo un momento particolarmente delicato per il mondo agricolo valdostano, dove alle già numerose difficoltà di lavorare in un territorio montano e complesso come il nostro, con elevati costi di gestione e risicati margini di guadagno si sono poi aggiunte negli ultimi anni le incertezze e le problematiche collegate al mondo degli aiuti pubblici al settore. Al punto che oggi ci troviamo con aziende in gravi difficoltà di liquidità, spesso indebitate con gli Istituti bancari anche per l'ottenimento di anticipi sui contributi spettanti. Adesso c’a speranza che non troppe aziende debbano optare per la chiusura della propria attività, il mio obiettivo sarà quello non solo di lavorare al nostro interno per essere sempre più attenti alla esigenze delle aziende, ma soprattutto cercando anche di dialogare e confrontarsi a tutti i livelli per riuscire a dare risposte concrete alle aziende. Credo che tutti debbano, ognuno per le sue competenze, lavorare per semplificare il sistema. Noi con i nostri uffici siamo sicuramente l'interlocutore principale dove l’azienda si rivolge, ma spesso troviamo a gestire delle problematiche e anomalie che non dipendono da noi ma che, allo stesso tempo, sono difficili da spiegare all'agricoltore che non sa con chi se la deve prendere. Questo sistema va superato con procedure semplici e con tempi certi, in alternativa il sistema rischia il collasso.

Cresce comunque l’imprenditoria giovanile. E’ vero anche in Valle?
A livello nazionale si registra un boom di giovani imprese agricole. Da uno studio Coldiretti ci risulta che quasi una impresa condotta da under 35 su dieci in Italia opera in agricoltura (8,4%). Le difficoltà a livello regionale sono diverse, ma segnali ci sono anche sul nostro territorio. Domenica scorsa ho partecipato come Direttore al primo mercato di campagna amica, in Piazza Chanoux, e già girando i banchi vedi facce giovani, entusiaste di gente che ha voluto buttarsi in questa avventura o ritornare alla terra. E questo è un segnale positivo in quanto i giovani portano innovazione, nuove idee, c’è un livello medio di cultura più elevato di conseguenza la capacità e l’attenzione a dei meccanismi che prima non c’erano.

Possiamo dire che si sta facendo avanti un nuovo modello di agricoltore? 
C’è un cambiamento in corso. Le nuove generazioni stanno portando un nuovo modo di lavorare. Culture differenti e quindi tecniche di lavorazione differenti che portano ad una crescita del livello di produzioni, un approccio diverso anche del mercato, ad esempio l’attenzione alla vendita diretta che da un lato porta maggior guadagno ma soprattutto permette un contatto diretto e così far conoscere quanto lavoro sta dietro ad un prodotto. E poi esperienze a 360° dalle fattorie didattiche alle attività ricreative per attrarre la gente verso le aziende agricole o all’agricoltura sociale e poi magari anche un ragionamento sul risparmio dei costi attraverso energie rinnovabili, ottimizzazione dei costi e delle procedure normalmente utilizzate in agricoltura.

In questo scenario qual è il ruolo di Coldiretti?
E’ in atto un cambiamento epocale. Sotto la spinta della confederazione nazionale è partito un grande progetto di riorganizzazione del nostro modo di lavorare e di conseguenza dei servizi rivolti alle aziende NUOVA AGRICOLTURA che deve superare modalità non più adeguate. L’obiettivo è modernizzare. Partiamo da una maggiore attenzione alle modalità operative per dare di più alle aziende agricole e di conseguenza quando arrivano nei nostri uffici devono avere servizi sempre più efficienti e risposte sempre più puntuali. Occorre far crescere la professionalità, diventare sempre più punto di riferimento per le Istituzioni in quanto abbiamo notato a livello nazionale ma anche locale come l’organizzazione possa dare dei supporti importanti ai decisori politici per far capire quali possono essere le problematiche e quali le vie di uscita. E poi si sta lavorando ad un nuovo lavoro con il socio affinché si senta sempre più legato alla propria organizzazione e sentirsi sempre a casa quando si entra nei nostri uffici.

Da qui la ricchezza di appartenere ad una rete nazionale...
Esatto. La nostra associazione ha una dimensione nazionale e internazionale e noi a livello locale dobbiamo agganciarci sempre più a queste dimensioni. Ci sono battaglie fondamentali per il mondo agricolo penso a quella sull’etichettatura, cioè la trasparenza, - e quindi non difendere  a tutti i costi un prodotto ma il fatto che il consumatore deve conoscere cosa sta acquistando – che Coldiretti sta portando avanti a livello nazionale e internazionale e anche nel nostro mondo va fatta capire la nostra voglia di difendere e aiutare il mondo agricolo.

Progetti per il 2017 e per il 2018?
I progetti sono tanti, sulla linea tracciata dalla Coldiretti a livello nazionale.  Tre i punti principali: prima di tutto i giovani non tanto perché sono una nuova forza ma perché sono il nostro futuro, di conseguenza io voglio dare gli stimoli alle aziende associate affinché si lavori sempre più sui giovani e ci sia un gruppo all’interno di Coldiretti che porti nuove proposte, nuove idee e soprattutto diventi nel medio periodo la classe dirigente della Coldiretti a livello regionale. E questo è fondamentale. Stesso discorso vale per le donne. Anche qui abbiamo una realtà interessante. Ci sono delle aziende al femminile molto performanti e innovative e anche qui Coldiretti deve essere la Casa per queste aziende, essere un gruppo che stimola, che porta una visione differente, in certi casi più positiva del lavorare in agricoltura e anche uno stimolo per crescere e migliorare la nostra produttività. Infine il contatto con i consumatori. Penso ai mercatini di campagna amica, iniziative che saranno potenziate magari con nuovi approcci in quanto è una redditività per l’azienda agricola, ma soprattutto è la conoscenza che un prodotto che ha dietro una storia, un lavoro, una passione.

Un sogno associativo-imprenditoriale da realizzare?
L'Associazione Agricoltori - la Coldiretti ha sempre rappresentato un punto di riferimento per il mondo agricolo valdostano il mio sogno è quello di saper guidare il cambiamento che la nostra organizzazione dovrà affrontare offrendo agli agricoltori valdostani una casa moderna in cui poter trovare sempre risposte concrete, assistenza e soddisfazioni. Un'organizzazione, in sostanza, di cui essere fortemente orgogliosi.

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