1 febbraio 2018

Eugenio Torrione (#Indaco): «L'imprenditore sociale è come un trampoliere»

Questa settimana proponiamo l’intervista a Eugenio Torrione, Presidente della Cooperativa Indaco.

Indaco? Mi incuriosiscono sempre i nomi e le ragioni che vi stanno dietro. In questo caso di cosa si tratta?
Risale alla notte dei tempi perché la nostra cooperativa ha ormai più di 25 anni e quando ci siamo trovati noi nove soci fondatori siamo un po’ andati in crisi sulla scelta del nome. Alla fine abbiamo scelto un nome semplice con una motivazione altrettanto semplice. E’ uno dei colori fondamentali dell’arcobaleno e, quindi, ci è sembrato adatto. Poi siamo nati come cooperativa di animazione e il colore ci stava.

Spieghiamo ai radioascoltatori di cosa si occupa la vostra cooperativa?
Ovviamente la nostra è una cooperativa sociale normata dalla legge e la nostra si occupa di erogazione di servizi socio-sanitari ed educativi. Noi nasciamo come cooperativa di animazione, non nel senso classico del termine, molti pensano subito agli animatori dei villaggi turistici, e, quindi, senza togliere nulla a questa particolare figura professionale, la nostra è un tipo di animazione sociale e interveniamo su tutti i tipi di fasce d’età e su tutte le tipologie di utenze diverse: minori, anziani, disabili. Abbiamo anche un servizio che si occupa di donne che hanno subito violenza e che noi ospitiamo attraverso il servizio Arcolaio.

Nel 2017 su quali progetti vi siete impegnati? 
Come un po’ tutte le imprese anche la nostra ha vissuto i suoi periodi più di crisi, di consolidamento, di crescita. Il 2017 come il 2016 sono stati due anni di consolidamento e anche un po’ di crescita. Comunque abbiamo avuto un incremento di fatturato importante e così pure una crescita di dipendenti. Una strategia rafforzata in questi ultimi anni dopo un periodo di crisi abbastanza importante legato a vari servizi importanti che abbiamo perso soprattutto nel servizio anziani. Siamo cooperative sociali ma spesso ci si dimentica che siamo imprese sociali e quindi nel mercato economico come gli altri. Circa sette anni fa per noi il settore anziani era infatti molto importante, ma in seguito abbiamo di fatto ricostituirci e riconsolidarci in altri settori. Il 2017 è stato l’anno in cui su alcuni servizi nuovi che ci eravamo aggiudicati negli anni precedenti abbiamo rafforzato la nostra presenza

Lo scenario della cooperazione sociale si è modificato molto in questi venti anni… 
Il cambiamento c’è stato a livello generale e a livello regionale. Noi siamo nati come cooperativa di animazione. Se penso al bilancio nostro dei primi anni la parte legata alla stagionalità e quindi l’erogazione di centri diurni per minori, i classici centri estivi e soggiorni di vacanza, settore nel quale eravamo tra i pochi e avevamo un budget importante, ha visto per noi una contrazione fortissima in parte per una diminuzione dell’impegno dell’ente pubblico e in parte per il contemporaneo aumento della concorrenza. Come dico un po’ polemicamente tutti oggi fanno centri estivi…manca soltanto quello della numismatica. E noi che ce l’abbiamo tra l’altro come certificazione di qualità l’erogazione di questo tipo di servizio abbiamo dovuto differenziare. Siamo cambiati tanto. Siamo andati dietro al mercato e ci siamo sposta su anziani e disabilità sul quale operiamo ormai da 15 anni.

Voi spaziate dai giovani ai disabili agli anziani: come si riesce a presidiare ambiti così complessi sul fronte dell’offerta di servizi?
Non è facile. E’ vero che la legge dice servizi socio-sanitari ed educativi e lì dentro c’è tutto. E’ vero che la cooperazione inizialmente puntava su specializzazione e territorialità. Sono due termini che se avessimo dovuto mantenere in coerenza rispetto alle nostre scelte aziendali probabilmente avremmo chiuso. Effettivamente specializzarsi oggi sarebbe perdente in quanto poi si finisce per chiudere. Per differenziare è chiaro che spaziamo su tutti gli ambiti cercando di mantenere un minimo di coerenza. Non è facile bisogna puntare sulle professionalità e andare a cercare all’esterno i supporti e le consulenze adeguate per continuare sempre a lavorare con qualità in tutti gli ambiti.

Se aveste una bacchetta magica e poteste evitare una difficoltà che incontrate nella vostra attività che cosa fareste?
Come cooperativa abbiamo un bilancio che dipende per il 90% dall’ente pubblico. I nostri servizi li otteniamo in convenzione con l’ente pubblico dietro a partecipazione a gare d’appalto. L’orizzonte temporale che l’amministrazione regionale ha posto in questi anni di crisi e di contrazione del bilancio regionale è stato dal nostro punto di vista difficile da sostenere. Una volta si facevano gare d’appalto con un respiro di 4-5 anni. Oggi sono annuali. E significa che ogni anno si perde tempo noi e l’amministrazione pubblica loro per indire la gara e noi per presentare progetti ma con il problema che un anno di orizzonte impedisce investimenti strutturali anche in riferimento alla formazione delle persone e non da una stabilità di tipo economico sufficiente. La bacchetta magica servirebbe per poter garantire comunque gare pluriennali, almeno sopra i tre anni e spesso è ancora poco. Questo impedisce al privato che risorse potrebbe anche averle di poterlo fare. Mi piacerebbe anche che si potesse lavorare di più in co-progettazione con l’ente pubblico. E’ chiaro che la logica dell’appalto, soprattutto dopo Tangentopoli, appare preferibile per l’ente pubblico e ci sono degli aspetti giustamente da presidiare con le dovute cautele e attenzioni però poter mettere insieme il privato sociale e l’ente pubblico su co-progettazione di servizi, uscendo un po’ da questa logica, forse sarebbe auspicabile.

Cosa significa nel vostro settore innovare?
Intanto significa essere umili in quanto per poter innovare bisogna non avere la presunzione di sapere sempre tutto. La pratica del benchmarking è da applicare, avere comunque l’umiltà e il tempo di andare a vedere cosa fanno gli altri. Nell’epoca del computer il copia e incolla è diffusa. Applicato al nostro settore è un copia, personalizza e incolla. Inoltre l’innovazione si fa sempre di più coinvolgendo le risorse della realtà in cui viviamo: le associazioni di volontariato, i familiari dei servizi che eroghiamo, l’ente pubblico. Coinvolgere tutti in un’azione di co-progettazione sarebbe la vera innovazione.

Cosa possiamo segnalare per il 2018?
Nel 2018 continueremo con impegno a lavorare sui servizi che abbiamo con alcune gare di appalto che abbiamo già in corso. Come dico sempre da buon cooperatore che parte da animatore – ho iniziato nella vecchia colonia di Pinarella di Cervia di cui qualcuno ancora si ricorda – dobbiamo essere un po’ come i trampolieri che hanno un unico segreto: non devono mai stare fermi altrimenti cadono. E fare impresa sociale in questo periodo è un po’ fare la stessa cosa. Non bisogna stare fermi, ma continuare a progettare, innovare, creare perché altrimenti cadiamo.

Un sogno da imprenditore da realizzare?
Il 90% del nostro fatturato è con l’ente pubblico e da imprenditore mi piacerebbe spostare questa percentuale verso il basso e avere un maggior numero di servizi privati economicamente sostenibili

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